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Il posto delle fragole

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il posto delle fragole

di port cros
10 stelle

Il bilancio impietoso di una vita che volge al termine in un road movie esistenziale di acutissima introspezione psicologica, in cui si viaggia non solo sulla strada da Stoccolma a Lund, ma soprattutto nel tempo e nell'interiorità, nei ricordi e nell'inconscio.

 

Victor Sjöström, Bibi Andersson

Il posto delle fragole (1957): Victor Sjöström, Bibi Andersson

I nostri rapporti con il prossimo si limitano per la maggior parte al pettegolezzo e ad una sterile critica del suo comportamento. Questa constatazione mi ha lentamente portato a isolarmi dalla cosiddetta vita sociale e mondana. Le mie giornate trascorrono in solitudine e senza troppe emozioni. Ho dedicato la mia esistenza al lavoro e di ciò non mi rammarico affatto”. Questo il lapidario e sincero inquadramento che dà di se stesso e dei suoi rapporti umani il settantottenne professore Isak Borg (Victor Sjöström), medico stimato, da tempo vedovo, che si definisce anche “vecchio cocciuto e pedante”, il che “rende sovente la vita difficile sia a me che alle persone che mi stanno vicine ”. Incontriamo l'anziano alla vigilia del viaggio che deve intraprendere da Stoccolma a Lund per la celebrazione del sui giubileo professionale a coronamento di un cinquantennio di onorata carriera. Un incubo tuttavia turba la notte precedente: orologi senza lancette, fantocci che si liquefanno, carri funebri che sbandano facendo cadere una bara che scoperchiandosi rivela all'interno la sua stessa salma.

Non potendo riprender sonno, e non senza battibecchi con la domestica storica, lo scosso Isak decide di approfittare delle ore di veglia per andare a Lund in macchina invece che in aereo. La nuora Marianne (Ingrid Thulin) si unisce per necessità al viaggio del suocero, di cui pure non ha un'opinione esattamente lusinghiera, anche perché sta rendendo la vita sua e del marito difficile, pretendendo la restituzione immediata di un prestito che ha loro concesso, seppur non abbia affatto bisogno di quel danaro ( “Lei non è altro che un vecchio egoista. Non ha riguardo per nessuno e in vita sua non ha ascoltato che se stesso. Si cela dietro una maschera, un paravento di bonarietà e di modi molto raffinati, ma è solo un perfetto egoista”).

 

Victor Sjöström, Ingrid Thulin

Il posto delle fragole (1957): Victor Sjöström, Ingrid Thulin

 

Nel viaggio che durerà un'intera giornata, comprese diverse soste, si fermano in prima battuta presso la vecchia casa nel bosco, meta estiva delle vacanze infantili ed adolescenziali di Isak: “il posto delle fragole”. Qui il protagonista, preso dalla melancolia, si immerge in un flashback nostalgico in cui la realtà presente si dissolve lasciando spazio alle immagini ancora vivide della memoria. Ricorda la cugina Sara (Bibi Andersson) che a inizio secolo raccoglie le fragole nel bosco: la ragazza di cui era innamorato, ma che avrebbe però finito per sposare suo fratello Sigfrid. La figura dell'anziano professore visita i luoghi e tempi della sua adolescenza mescolandosi e spiando, non visto, i suoi familiari di tanti anni prima: le gemelle che parlano in sincrono, lo zio sordo, la madre che deve gestire una torma di bambini indisciplinati, Sara che si strugge perché pur amandolo e ammirandolo lo ritiene immaturo. Al termine del flashback, tre viaggiatori in cerca di un passaggio si uniscono al viaggio verso Lund: una ragazza, pure lei curiosamente di nome Sara (la interpreta sempre Bibi Andersson), che viaggia con due spasimanti, un dottore e un teologo, rivali non solo in amore ma anche in filosofia: razionalista il primo, spirituale il secondo.

 

Victor Sjöström, Bibi Andersson

Il posto delle fragole (1957): Victor Sjöström, Bibi Andersson

Il Posto delle Fragole è un road movie esistenziale non solo nello spazio quanto soprattutto nel tempo e nell'interiorità, nei ricordi e nell'inconscio, dove l'autore spazia abilmente tra differenti registri, dal dramma psicologico al racconto di viaggio all'horror surrealista e persino alla commedia, con le facezie intono alla tavolata estiva dei ricordi ed i tre autostoppisti che spesso incarnano l'elemento comico (“allora esiste o no?” chiede faceta Sara dopo che i due ragazzi hanno provato a risolvere a botte le loro dispute sulla presenza del divino). Con una sceneggiatura in cui ogni singola parola è carica di significato profondo, è evidentemente un'opera di acutissima introspezione psicologica, con forti elementi autobiografici, nonostante Bergman fosse appena quarantenne all'epoca, molto lontano dal crepuscolo che il suo anziano protagonista sta attraversando. Sappiamo però quanto il trapasso finale fosse al centro della riflessione dell'autore svedese in quegli anni ancora giovanili: il film è del 1957, lo stesso anno in cui uscì pure Il Settimo Sigillo, ove la personificazione della Morte è uno dei personaggi principali.

Come riporta IMDb, Ingmar Bergman ha descritto in un'intervista come un'esperienza personale gli ha suggerito l'idea del film: mentre guidava da Stoccolma a Dalarna, fermandosi a Uppsala dove era nato e cresciuto, passando davanti alla vecchia casa di sua nonna, improvvisamente ha cominciato a pensare a come sarebbe stato se avesse potuto aprire la porta e ritrovare tutto come era stato durante la sua infanzia. "Quindi mi è venuta l'idea - e se potessi fare un film su questo; che ti avvicini in modo realistico e apri una porta, e poi entri nella tua infanzia, e poi apri un'altra porta e torni alla realtà, e poi giri l'angolo di una strada e arrivi in un altro periodo della tua esistenza, e tutto continua, vive. "

Bibi Andersson, Per Sjöstrand

Il posto delle fragole (1957): Bibi Andersson, Per Sjöstrand


Per il vecchio medico il viaggio verso Lund ed i sogni e ricordi che lo accompagnano costituiscono l' occasione obbligata di un'autoanalisi che comporta un esame e bilancio impietoso sulla propria esistenza in una fase in cui si avvia alla sua conclusione finale: una riflessione e presa di coscienza dei propri errori e sulla proprie mancanze, una seduta psicoterapeutica che culmina quando il fantasma dell'amata che non ha mai avuto lo costringe crudelmente a guardarsi allo specchio, rivelandolo nel riflesso come “nient'altro che un vecchio timoroso che presto morirà”, che non sa individuare le cause del proprio dolore perché ,sebbene conosca tate cose, in realtà non sa niente. La sua è stata una vita di successo sul piano professionale, ma dominata dalla misantropia e dalla distanza nei rapporti umani. Isak è un uomo gelido e distaccato, fondamentalmente indifferente agli altri ed egoista come lo descrive la nuora, che nel corso della intera vita non è mai veramente riuscito a instaurare legami significativi con gli altri esseri umani, specialmente con quelli più vicini e familiari, che preferiva indirizzare ad uno psicoanalista piuttosto che ascoltarne le confidenze sui loro problemi.

Gli incontri reali lungo la strada o con i fantasmi dell'inconscio che gli appaiono nei sogni vanno a confermare tale giudizio: solo gli abitanti del villaggio dove ha esercitato per anni come medico condotto lo ricordano con affetto, come una persona generosa nella sua professione; invece per i familiari e soprattutto per se stesso è stato tutto il contrario (Marianne: “anche se tutti la definiscono l'amico dell'umanità, noi che la conosciamo da vicino sappiamo chi è”). Questo non lo fa evidentemente stare a posto con la coscienza ed ogni volta che si appisola sul sedile del passeggero il suo sonno è “turbato da un susseguirsi di visoni ossessive e umilianti che rispecchiavano una realtà molto avvilente: erano sogni spietati che mi sconvolgevano per la loro crudezza e che si scolpivano nella mia coscienza con un senso doloroso di feroce e implacabile determinazione”. In un nuovo incubo ansiogeno, dopo essere stato testimone impotente della felicità familiare di Sigfrid e Srara, si vede affrontare un esame universitario disastroso con un docente dal tono accusatorio, in cui non riesce a vedere nulla attraverso la lente del microscopio, né a ricordarsi che il primo dovere di un medico è chiedere perdono; dopo essere stato sbeffeggiato dal cadavere di una paziente, l'esame si tramuta in una sorte processo, il cui verdetto è che egli è un incompetente, accusato inoltre di indifferenza, egoismo e incomprensione dalla moglie. Rivede così la consorte morta anni prima, che l'aveva tradito e lo considerava un essere gelido, a cui non importava neppure che gli avesse messo le corna. Al termine il severo docente/giudice commenta lapidario: “Una perfetta operazione chirurgica. Ogni cosa è stata asportata: più niente che dolga, più niente che sanguini o palpiti.”, ma “la punizione è la solitudine”.

 

Il posto delle fragole (1957) Ingmar Bergman - Recensione | Quinlan.it

 

Nel corso della visita alla scorbutica madre novantaseienne si comprende che l'anaffettività in quella famiglia si trasmette di generazione in generazione: l'anziana riferisce che tra i numerosi nipoti e pronipoti quasi nessuno la va a trovare e molti nemmeno li ha mai conosciuti. Infatti anche Evald, il figlio di Isak, ha acquisito questa indole: quando il medico confessa alla nuora che si sente morto pur essendo ancora vivo, Marianne gli risponde che è come suo marito Evald, che vorrebbe essere morto. La nuora è incinta, ma il marito pessimista, che fin da bambino si è sentito non desiderato in quella famiglia senza amore, non vuole avere figli perché non vuole creare una vita destinata all'infelicità (La vita è una cosa assurda ed è bestiale mettere al mondo dei figli con la sciocca speranza che potranno vivere meglio di noi.”). Per il futuro autore di Scene da un matrimonio già in quest'opera i matrimoni sono sovente deserti di infelicità e incomprensione: durante il tragitto la macchina ha un incidente con un altro veicolo e soccorrono una coppia sposata di mezza età che però sa soltanto litigare e rinfacciarsi reciproche colpe, al punto che devono sbatterli fuori dall'auto.

OZU TEAPOT — Smultronstället (AKA Wild Strawberries) | Ingmar...

 

Certo l'autocoscienza arriva troppo tardi per l'anziano Isak per poter produrre un vero mutamento nella sua esistenza ormai al crepuscolo o per sanare il rimpianto per l'amore mai vissuto con la cugina (la nuova Sara, trovato un nuovo passaggio, si congeda dicendogli ”Sei il grande amore della mia vita! Oggi, domani e per tutta l’eternità! ”). Almeno si mostra più benevolo nei confronti della anziana governante con cui ha un rapporto quasi matrimoniale, riconoscendo i suoi torti nei suoi confronti, e accenna a liberare il figlio dal debito. Una speranza per il futuro si intravede nel ravvedimento finale del figlio Evald, che smette di considerare l'esistenza come una condanna ed accetta di diventare padre del bambino che Marianne sta aspettando. Una malinconica serenità comunque prevale nell'ultimo ritorno della mente al posto delle fragole, in cui Isak rivede una Sara benevola ed i suoi genitori (“Quando durante la giornata sono stato preoccupato e triste, per calmarmi di solito cerco di ripensare ai periodi felici dell’infanzia. E così feci anche quella sera”): la memoria di un'età felice diventa vettore di una possibile riconciliazione con se stesso nonostante tutti i difetti e fallimenti che ha dovuto finalmente ammettere. L'ultima immagine è un primo piano di Isak, che accenna un sorriso con la testa reclinata sul cuscino: in un inatteso lieto fine, lo vediamo addormentarsi sereno, metafora di un avvio pacificato verso la morte. Per Bergman stesso, uno dei primi piani più belli della sua intera carriera. 

 

Dreams, Remembering, and Anti-Symbolism in Ingmar Bergman's WILD  STRAWBERRIES – Indiana University Cinema

 

 

Stilisticamente Il Posto delle Fragole, nel suo bianco e nero nitidissimo, è un'opera di bergmaniano rigore, elegantissimo nella ricostruzione in costume del primo '900 dei ricordi, il che fa ancor più risaltare le esplosioni oniriche, terribili e disorientanti, che la punteggiano. L'influsso del surrealismo e dell'espressionismo è potente nella sconcertante sequenza del primo sogno: l'immagine ricorrente dell'orologio senza lancette (oltre ad apparire nell'incubo iniziale, la madre tira fuori un vecchio orologio del padre, senza lancette!), variazione degli orologi che si sciolgono di Salvador Dalì, è il simbolo più evocativo in un film dove si varcano i confini del tempo, in un accavallarsi di realtà, sogni, incubi e ricordi.

 

Il posto delle fragole: recensione del film - Cinematographe.it

 

La fotografia trae il massimo dell'espressività emotiva dall'uso della luce: all'interno dell'auto quando, colpito dalla errata opinione che gli autostoppisti hanno di lui, la luce sparisce di colpo e tutto si fa buio intorno ad Isaak; il primo incubo con i forti contrasti tra luminosità abbagliante e buio profondo; e poi il raggio luce che accarezza la sua testa sul cuscino nell'inquadratura finale, rappresentazione di una grazia che finalmente lo abbraccia, forse l'abbraccio di quell'”amico che il mio cuore ansioso ricerca ovunque senza aver mai riposo” di cui parlava la poesia recitata durante il pranzo lungo lo strada.

 

 

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