Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Molto divertente. Ed anche istruttivo: la satira che viene qui fatta della “alta società” è notevole. È chiaro, si evidenziano solo gli aspetti negativi, ma probabilmente tali erano, e molto probabilmente erano la netta maggioranza, e lo sono tuttora. Ottima è la puntualizzazione esplicita sulle droghe, cocaina e altre: vero segno distintivo per molti appartenenti al ceto dei privilegiati. E poi la profonda stupidità: il ridicolo che viene mostrato a piene mani è piuttosto verosimile, ed è tipico di chi vuole farsi un tono, intellettualistico e venato di malinconia, spesso anche profonda, anche se non ha ricevuto in dote la capacità, che statisticamente la sorte concede a pochissimi, di un’analisi intellettuale profonda (anche se magari ha ricevuto in dote tantissimi soldi, che gli permettono di vivere di rendita, quantunque nient’affatto meritati). Questo modo di elevarsi sopra gli altri, così ricorrente nella “alta società” occidentale, mostra tutta la sua limitatezza, soprattutto quando esibisce la propria esigenza di eccentricità, la quale però è basata su aspetti pressoché squallidi e insignificanti che, come è noto, ben poco possono come diversivi dalla noia.
Il pregio del film sta nella realtà della situazione descritta: questa non è tirata per i capelli, ma è proprio quella cui si irride. Totò, e anche Peppino, sono come al solito perfetti, e si sorride parecchio. La corruzione diffusa e irrinunciabile, lo squallore in cui cadono pure quelli che ai quattro venti elevano le miglior intenzioni, sono un segno ahinoi reale, e persino attuale, dell’Italia che da elettori ci scegliamo giorno dopo giorno, anno dopo anno, elezioni dopo elezioni.
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