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Wonder Woman

Regia di Patty Jenkins vedi scheda film

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La recensione su Wonder Woman

di Fanny Sally
6 stelle

La bellezza statuaria di Gal Gadot domina un cinefumetto al femminile fracassone e un po’ ingenuo.

Un film interamente dedicato alla supereroina dei fumetti per antonomasia, eletta a simbolo del femminismo per la sua forza e indipendenza e al contempo oggetto di critiche da parte delle stesse donne per l’abbigliamento succinto al servizio del pubblico maschile, era sicuramente molto atteso sin da quando era stata annunciata una riedizione dei personaggi dei fumetti DC Comics e l’indistruttibile combattente aveva poi fatto la sua prima breve ma incisiva apparizione in Batman vs Superman (2016).

 

Molto interesse aveva suscitato tra l’altro la scelta di affidare la regia ad una donna, l’americana Patty Jenkins, alla sua prima esperienza con un genere così complesso, avendo fino ad allora girato un solo film per il grande schermo, quel crudo Monster (2003) valso il premio Oscar a Charlize Theron per la sua straordinaria trasformazione.

 

Dopo tanta attesa e tante congetture, tuttavia, quello davanti a cui ci si trova di fronte è un classico racconto di formazione nel quale vengono ripercorse, in maniera piuttosto didascalica, le origini del personaggio e il suo percorso che la porterà ad acquisire consapevolezza della propria missione.

 

La piccola e determinata Diana, amata figlia della regina delle Amazzoni Ippolita, cresce su di un’isola remota, nascosta al resto del mondo, dove viene addestrata dalla zia Antiope all’arte del combattimento con l’arco e la spada per prepararsi ad affrontare un eventuale ritorno di Ares, dio della guerra. A differenza delle sue sorelle, dimostra di avere dei poteri speciali e decide di metterli al servizio dell’umanità, quando Steve Trevor, un affascinante aviatore americano, precipita proprio nelle acque vicino la sua casa, informandola dell’esistenza di un conflitto mondiale che sta seminando milioni di morti innocenti.

 

Da questo momento in poi la pellicola si arricchisce di azione talvolta fracassona ma ben coreografata, intramezzata da qualche spunto di ingenuo umorismo e di altrettanto facile romanticismo, scaturito dall’impatto della ragazza con una realtà sconosciuta e incomprensibile, quella di una società dominata dagli uomini e dai loro loschi fini. La scelta di fare della protagonista anche la voce fuori campo in alcuni momenti, amplifica invece i momenti di riflessione sulla stupidità e inutilità della guerra, della quale vengono mostrati brevemente alcuni scenari. Il dramma ben si innesta con l’aspetto fantasy della storia, seppure ne sia uno sfondo talvolta appena abbozzato; discretamente congegnata anche la trama “gialla” che ruota attorno alla nascita di Diana/Wonder Woman.

 

Gal Gadot (bella proprio come una dea) incarna la celebre eroina con credibilità, donandole la giusta dose di risolutezza, grazia e candore, e funziona piuttosto bene la sua alchimia con Chris Pine, nei panni del soldato un po’ disincantato e doppiogiochista ma in fondo integro. Purtroppo meno incisivi sono “i cattivi”, che, come accade spesso in film del genere, risultano un po’ troppo caricaturali e monodimensionali.

 

Nel complesso però il film intrattiene a dovere nonostante la lunghezza grazie soprattutto alla sua spettacolarità, rivolgendosi principalmente ad un pubblico di patiti del genere.

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