Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Che paura!
Quando Harrelson (impegnatissimo in un’interpretazione memorabile da ampolloso ammazzasette) pronuncia la frase “L’assassino è puro e appartiene a una razza superiore” dimostra tutta l’intelligenza del suo personaggio e la pochezza di un film che avrebbe voluto condannare la violenza quando, paradossalmente, corre il rischio di esaltarla.
E allora via con immagini che cambiano alla velocità della luce: super 8 alternati ad altre immagini sgranate, blue screen, cartoon sovrapposti a draghi che vomitano vapore (sono meglio del 100 gradi!) a iene, sciacalli e ad altre scene infernali e maledette (che paura!). Evidentemente la canna che si è fumato Stone non era tanto buona: guardando il film si ha l’impressione di stare su un treno che corre a folle velocità, ma senza freni.
Il regista (altrimenti impegnato e sanguigno) stavolta perde il controllo della situazione e non sa più come districarsi: vorrebbe essere ironico ma risulta ridicolo, vorrebbe denunciare la tv quando forse è solo il personaggio di Robert Jr. a far pensare lo spettatore che tutto quello che vede possa, prima o poi, avere un senso. Stendo un velo pietoso anche sul finale che scimmiotta allegramente quello di “Cuore selvaggio”. Il gusto un po’ trombone di Stone non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello più elevato di Lynch; attenti, insomma, a non confondere la cacca con la Nutella.
Trattengo un urlo di liberazione quando vedo i titoli di coda e ho la certezza di aver perso la memoria.
Era il 1994 quando uscì questo pasticcio; erano tempi, Mr. Stone (e “Forrest Gump” insegna), in cui si poteva ancora fare cinema anche solo con una piuma svolazzante. E a ciel sereno.
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