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California Dolls

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su California Dolls

di rocky85
8 stelle

“Harry, quanto manca?”

“Più di un sospiro, meno di una vita…”

Harry Sears (Peter Falk) è solito rispondere alle domande citando frasi di film o versi di canzoni, come faceva suo padre. Harry è il manager delle “California Dolls” Iris (Vicki Frederick) e Molly (Laurene Landon), due giovani e belle lottatrici di wrestling che aspirano al titolo nazionale. Lo sgangherato terzetto va girando per l’America di provincia in cerca di incontri da disputare: mangiano e dormono in locali di quart’ordine e vanno in giro su una vecchia automobile scassata e senza silenziatore perché, come dice Harry, “sono tutte cose che costano soldi”. L’occasione per la svolta si presenta finalmente quando Iris e Molly vengono scelte per disputare un incontro di secondaria importanza a Reno, contro le temibili “Toledo Tigers”. Il match di cartello è un altro, e come se non bastasse un losco imprenditore ha corrotto l’arbitro.

Ultimo giro, ultima corsa. California Dolls (il titolo originale è "All the Marbles", espressione gergale traducibile con “il tutto per tutto”) è il testamento artistico di Robert Aldrich. Non soltanto perché l’ultimo film da lui diretto, ma soprattutto perché è probabilmente un compendio di tutte le tematiche care al regista. Stanco e disilluso, Aldrich si affida ad una amara ironia nel descrivere l’America capitalistica dominata dalla corruzione, laddove il mito del Sogno è ormai irrimediabilmente naufragato nella volgarità e nelle piccole meschinità umane. L’ambiente rappresentativo di questa umanità degradata diventa ancora una volta il mondo dello spettacolo, stavolta quello squallido del wrestling femminile. Uno show dove agli spettatori interessa soltanto “guardare tette e culi”, condite da quella violenza che esalta avidamente un pubblico affamato di sesso e di sangue. Gli scontri brutali e urlati restituiscono tutta la cruda realtà di questo sport insensato. Ma a questo mondo balordo, fa però da contraltare la straordinaria umanità che conservano i tre protagonisti, corpi quasi estranei al marcio che li circonda. Iris e Molly sognano una vita semplice, degli uomini amorevoli e gentili al loro fianco, ma sono costrette a subire le umiliazioni che la vita riserva loro. Emblematica è, in tal caso, la sequenza della lotta nel fango che le due sono costrette a fare davanti ad un pubblico eccitato e famelico. Tornata a casa, la sensibile Iris si sfoga urlando contro Harry, della quale è in realtà innamorata, per averla costretta a fare una cosa talmente ripugnante. Lo stesso Harry è un uomo che ha poco da spartire con il mondo contemporaneo: ascolta musica classica italiana (Ridi pagliaccio è un leitmotiv costante nello stereo della sua auto), ha ancora rispetto per le persone e per la parola data, cerca ostinatamente di tenersi a galla e di conservare quel briciolo di umanità che lo contraddistingue dal mondo esterno. Gli interpreti sono superbi, specialmente Peter Falk, Vicki Frederick e Laurene Landon che danno vita a tre personaggi indimenticabili.

Ultimi eroi morali di una ipotetica galleria “aldrichiana”, protagonisti di un amaro e malinconico inno a tutti quelli che sono “nessuno”, gli ultimi della classe che continuano stoicamente a combattere. E' per loro che il regista inventa un lieto fine che contraddice probabilmente la sua vena pessimista, ma che rappresenta allo stesso tempo la giusta chiusura del cerchio.

 

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