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Due soldi di speranza

Regia di Renato Castellani vedi scheda film

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La recensione su Due soldi di speranza

di Peppe Comune
8 stelle

Antonio (Vincenzo Musolino) torna al paese dopo il periodo trascorso a fare il militare. E' senza lavoro e si arrangia a fare un pò di tutto, anche perchè vorrebbe sposarsi e deve mantenere la nutrita famiglia. Si innamora di Carmela (Maria Forte) il cui padre non acconsentirà mai al loro fidanzamento se prima Antonio non trova un impiego fisso.

"Due soldi di speranza" di Renato Castellani è uno dei migliori esempi di "cinema popolare" del nostro paese, con una galleria di personaggi di lodevole sincerità e struggente purezza. Si accenna all'oleografia, ma la si utilizza quanto basta, per fare un quadro emblematico della situazione senza cedere al ricatto di una rappresentazione consolatoria dell'innato spirito di sopravvivenza dei poveri. Si racconta di vite umili e di situazioni minori, quelle tipiche dell'Italia dell'immediato dopoguerra, quando il boom economico e l'avvento della televisione non erano ancora intervenuti a mutare i comportamenti delle classi più popolari. E' ambientato in uno dei tanti paesi dell'Italia meridionale (qui stiamo a Boscotrecase, uno dei paesi più vicini alla bocca del Vesuvio), quelli immersi nelle loro ataviche usanze e percorsi da pettegolezzi e superstizioni di ogni tipo. Il dramma è sempre sullo sfondo (la disoccupazione, l'analfabetismo, la miseria) ma è prosciugato dalla fatalistica accettazione degli eventi e superato dalla solidarietà tra poveri che non fa perdere la speranza in un futuro migliore anche quando non si ha un soldo in tasca e tutto sembra remare contro (emblematica in tal senso la sequenza finale, dove davvero non si sa se piangere o ridere). Al centro della storia c'è naturalmente il tormentato rapporto tra Antonio e Carmela, un amore sincero e spavaldo, osteggiato dalla testardaggine di un padre padrone e ostacolato dalla goffa gelosia di Carmela che manda a monte ogni progetto lavorativo di Antonio e da tutta una serie di passaggi obbligati che devono necessariamente essere portati a compimento se si vuole regolarizzare la liceità del loro amore agli occhi vigili di tutti i compaesani. Ma niente e nessuno impedisce a questo amore di nascere puro come un fiore e di crescere ingenuo come un bambino, pensando al giorno per giorno, affrontando i problemi con la naturalezza di chi non sa pensarsi in situazioni diverse da quelle in cui si trova, così, senza soverchie recriminazioni. Proprio la mancanza di questa "dimensione sociale" più ampia, fa del film di Renato Castellani un'opera originale nell'ambito della stagione del Neorealismo italiano, originalità che gli valse l'epiteto di "neorealismo rosa" , usato con una punta di scherno da chi non accettava che venisse rappresentata la povertà e lo stato di arretratezza in cui versavano i paesi meridionali senza rimandarli ai condizionamenti sociali e politici più generali che c'erano dietro. Critica pertinente, ma a parer mio viziata da un certo dogmatismo ideologico di fondo che portava ad elogiare la rappresentazione eminentemente drammatica della vita e a mostrarsi diffidente verso gli stilemi "più leggeri" della commedia. Come se il "realismo" non possa suscitare un sorriso e le implicazioni socio politiche non rinvenirsi dal modo in cui, effettivamente, i tipi d'autore rappresentati cercavano di tirare avanti giorno per giorno. Una voce autorevole si accompagnò all'uscita di "Due soldi di speranza", quella di Corrado Alvaro, che sulle pagine del Mondo scrisse a proposito del film di qualcosa di "inedito e di sconcertante. Evidentemente Napoli ha l'ultima eredità della commedia italiana, rimasta al suo stato primitivo, cioè al suo stato popolare : si direbbe che essa illuda tutti i suoi guai e i suoi mali recitandovi sopra una perpetua commedia, un modo per renderli meno gravi, meno offensivi e disperati, prima che per gli altri, per se stessa. Se molti capiranno la forza di questa spontanea rappresentazione, in cui tutti diventano attori di se stessi, se gli spettatori stranieri riusciranno a penetrarla, capiranno delle cose d'Italia assai più in molta storia del film neorealista, pur con tutte le trovate e la sua intelligenza. Più oltre il film popolare italiano non può andare". Film fondamentale dunque, che attraverso la semplice delineazione di un quadro popolare emblematico assume la portata di un possibile riferimento antropologico, senza perdere la sua ammirevole leggereza e senza dissipare per strada il suo pregio migliore : quello di rivendicare il diritto alla speranza in mezzo a tante difficoltà.

 

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