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Il postino

Regia di Michael Radford, Massimo Troisi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il postino

di axe
7 stelle

All'inizio degli anni '50, il poeta cileno Pablo Neruda, a causa del suo impegno intellettuale e politico, è costretto all'esilio. Durante il suo vagare, giunge in un'isola dell'Italia meridionale, ove prende dimora in una villa. Mario Ruoppolo è un abitante dell'isola; essendo di salute cagionevole, non può fare il pescatore. Pertanto trova un impiego temporeaneo di postino, con l'incarico specifico di portare la corrispondenza al poeta. Tra i due uomini nasce un'amicizia ed uno scambio di idee in grado di arricchire entrambi; l'influenza del rapporto con l'intellettuale orienta le successive scelte del postino, il quale corteggia e sposa Beatrice, una bella ragazza dell'isola, cui lascia un bambino, che si chiamerà Pablito. Questo ultimo film di e con Massimo Troisi, sotto la regia di Michael Radford, racconta della maturazione interiore di una persona semplice grazie al rapporto con un intellettuale; ne derivano considerazioni sulla funzione della poesia, un veicolo di idee e sentimento in grado di parlare al subconscio delle persone. Il percorso di crescita è consentito dalle caratteristiche del protagonista. Mario Ruoppolo è un uomo buono; ha l'ingenuità di una persona del popolo, che non ha avuto accesso alla cultura - sa a malapena leggere e scrivere - e ne mostra consapevolezza. La sua umiltà, insieme alla curiosità, lo rendono come una tela bianca da dipingere; circostanza di cui il poeta è ben felice, poichè apprezza la bontà d'animo del postino. Dopo i primi confusi approcci - nella sua semplicità d'animo, Mario cerca di legare la poesia ad un utilizzo pratico - i dialoghi tra poeta e uomo del popolo sortiscono il loro effetto. Il sentimento che Mario matura per una sua compaesana è amplificato dal contatto con la poesia. La stessa Beatrice non rimane indifferente alle parole che Mario inizia a dedicarle, non come "grimaldello" amoroso, ma perchè finisce per sentirle proprie. Dopo il matrimonio, celebrato nonostante la blanda opposizione della zia di Beatrice, e l'antipatia di alcuni maggiorenti dell'isola, che non approvano la presenza di Pablo Neruda, in quanto di pensiero comunista, il poeta cileno si allontana dalla terra che lo ha ospitato, per rimanerne lontano molti anni. Durante questo periodo, si consuma la breve vita di Mario, il quale è rimasto "illuminato" dal rapporto con l'intellettuale. Pur deluso dall'apparente oblìo cui Pablo Neruda - impegnato in quegli anni su più fronti - ha destinato l'isola ed i suoi abitanti, ritiene il poeta una sorta di "faro". Vuol dare il suo nome al figlioletto; ne invoca la presenza nel momento in cui nell'isola, in occasione di elezioni, si afferma un partito che mostra di voler abusare della buona fede del popolo; ne attende con trepidazione un ritorno, o almeno un cenno di ricordo. Pertanto non è felice, nel momento in cui, ricevuta una lettera dal poeta, scopre che Neruda semplicemente vorrebbe indietro gli effetti personali lasciati nella villa. Il protagonista, però, non si perde d'animo. Approfitta della presenza di un registratore, per inviare all'intellettuale un nastro con i suoni e le voci dell'isola. Pablo Neruda e Mario non si incontreranno mai più; al suo ritorno sull'isola, il poeta non trova il suo vecchio postino, deceduto anni prima; si commuove, però, alla vista del figlio, il bambino Pablito. Il personaggio del popolo è interpretato magistralmente da Massimo Troisi. Grazie ai suoi dialoghi e ragionamenti ad alta voce, comprendiamo di trovarci in presenza di un uomo semplice, umile, "trasparente", ingenuo ma non stupido, impacciato ma non per questo meno intraprendente. Anche il personaggio di Neruda è ben interpretato. La sua biografia ce lo mostra uomo impegnato per tutta la durata della sua vita, per la letteratura, per la politica, per il suo popolo e gli oppressi in genere; comprendiamo che l'attenzione verso l'isola ed i suoi abitanti non è potuta essere in cima alla sua scala d'interesse, ma il suo ritorno dimostra che non ha mai dimenticato quel periodo. Infine, i comprimari - il prete, con pregiudizi verso i comunisti; il superiore di Mario, "compagno" a parole, meno a fatti, ma grande amico del postino; Beatrice e la zia; il politichetto locale, venuto su grazie al clientelismo, prevedibilmente subdolo - sono ben caratterizzati e contestualizzati nell'ambiente, un'ancora selvaggia isoletta del Sud Italia nella quale le antiche tradizioni iniziano ad essere scalfite qua e là dall'irrompere della modernità. Il film è molto lento; in buona parte basato su dialoghi, narra per prima cosa la nascita del rapporto tra poeta e postino, poi il corteggiamenteo del postino per Beatrice, infine, la vita dei personaggi dopo la partenza di Neruda, il tutto sullo sfondo dei bei paesaggi dell'isola. Un film delicato, molto malinconico - impossibile non ravvisare nell'epilogo una similitudine con la vicenda umana di Massimo Troisi; dalle buone interpretazioni e dai contenuti che ho trovato validi e condivisibili.

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