Regia di Taylor Sheridan vedi scheda film
C’è poco di segreto in questo “Wind River”, scritto e diretto e da Taylor Sheridan, già sceneggiatore di successo ( suoi i copioni di Sicario, Hell or Hig Water ed il prossimo Soldado, sequel del film di Villenevue diretto dal nostro Sollima) qui alla sua seconda , ma di fatto prima vera regia.
Mi sono chiesto per quale motivo si parli così bene di un film mediamente medio. Cosa giustifica l’incetta di premi raccolti in diversi festival? ( Cannes, Hollywood Awards e via dicendo).
La storia di un omicidio fra le montagne del Wyoming è spunto di partenza per una riflessione sulla condizione dei nativi, trattati come vera e propria minoranza con tutti gli annessi e connessi del caso. La proficua collaborazione fra l’agente federale Jane Banner ( Elizabeth Olsen) ed il ranger cacciatore Cory Lambert ( Jeremy Renner ) risolverà il caso.
In realtà l’indagine corre su un binario statico, non riservando alcuna sorpresa, ed il famigerato “segreto” è di fatto di una banalità e prevedibilitá sconcertanti. Certo la confezione venduta dai media internazionali influisce non poco sulle aspettative dello spettatore medio, che crede di trovarsi davanti a chissà quale matassa da sbrogliare. Credo tuttavia che la chiave di lettura ed il significato del film siano da rintracciare altrove, e passino attraverso la tragedia personale (quella del ranger), il senso di colpa e l’espiazione, resa possibile solo nel soddisfare il senso di giustizia verso un altro, un’altra, un popolo.
Dunque la riflessione del regista sulla moderna frontiera americana sembra concludersi con una pavida sconfitta per un paese che continua a rinnegare le proprie radici. Sheridan come regista manca di ritmo , ma il film è salvato da dialoghi sanguinanti pregni di dolore, dall’interpretazione dolente di Renner (molto bravo nel ritagliarsi film dopo film una propria credibilità ed identità) e da una fotografia ipnotica che sfrutta tutto il fascino della magnifica location.
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