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Dunkirk

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Dunkirk

di champagne1
7 stelle

Portatemi a casa.

Dunkerque 1940: la guerra-lampo di Hitler ricaccia l'esercito francese verso l'Oceano, confinadolo in uno stretto lembo di spiaggia; lo stesso in cui sono confinati i 400.000 soldati britannici sbarcati e subito bloccati dalla strapotenza nazista.

Su quella spiaggia la Marina Britannica, seguendo l'ordine di Churchill ("rivoglio il mio esercito!"), cerca di reimbarcarli e riportarli in Patria, ma ogni nave che salpa è facile preda dei cecchini della Luftwaffe.

Il punto di vista che Nolan ci offre è articolato su tre situazioni.

Quella dei soldati che vivono l'angosciante dell'attesa di un trasporto, organizzandosi in ordinate file sulla spiaggia pronte a salire sul molo che permette di arrivare a bordo di una torpediniera, sapendo di essere esposti al fuoco e alle bombe dell'aviazione tedesca, con le ore passate ripararsi o seppellire i morti, affrontare la marea e i bisogni materiali; poi magari riuscire a salire a bordo di una nave che immediatamente dopo viene bombardata e, se non si è periti, ricominciare il percorso tutto daccapo.

Quello dei piloti degli Spitfire, l'aviazione britannica, che cercano di difendere gli uomini a terra dall'azione dei terribili Messerschmitt tedeschi, in uno scontro spesso impari per potenza e numerosità e quindi senza alcuna certezza di restare incolumi a causa della loro distanza dal fronte.

Quello dei civili della costiera inglese, pescatori o proprietari di piccole imbarcazioni da diporto, i quali - rispondendo alle sollecitazione del loro Primo Ministro - abbandonano le loro case sicure e attraversano la Manica per andare a fornire un aiuto materiale agli sforzi già in atto.

Se per le ambientazioni e il realismo della rappresentazione (sia grazie al formato e alla definizione delle immagini che ad un sonoro curatissimo), il primo riferimento mnemonico va a quei primi terribili drammatici 20 minuti descritti da Spielberg di "Salvate il soldato Ryan", Dunkirk tuttavia si segnala per una storia più corale, giocata anche sulla asincronia delle vicende che in parte si sovrappongono (una settimana, un giorno, un'ora), portando lo spettatore a condividere lo spasimo d'ansia iniziale a cui fa conseguire una fase disperante, prima degli eventi finali.

Grande protagonista è il mare, elemento naturale amoralisticamente al di sopra delle vicende umane, che dà rifugio o morte senza alcun motivo apparente, incurante di quanto succeda sopra di esso, preoccupato solo di continuare i cicli delle maree ogni sei ore.

 

Dopo tante pellicole di guerre "intelligenti" in cui la vita e la morte dipendono da un click del computer e l'esito finale è un "puff" sullo schermo senza sonoro, Nolan fa bene con la sua grande capacità di far parlare le immagini a ricordare che la guerra è anche sangue e dolore, rumori assordanti e urla, meschinità e umanità che si mescolano in vicende minute mentre sembra di essere assolutamente inconsapevoli dei motivi per cui tutto è cominciato.

 

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