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Il posto

Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Il posto

di GIMON 82
8 stelle

"Il posto","Accattone" e "Banditi ad Orgosolo",tre soggetti di film sulla scrivania della Federiz,neonata casa di produzione cinematografica,voluta dal "vescovone" Fellini.Tre opere significative del nostro cinema,scartate dai Fellini e Claudio Fracassi di turno.Il perche'? Pasolini era gia' grande come poeta e bastava quello,un film sui banditi in terra sarda era un sinonimo di sfiga per il cinema,il film di Olmi su degli impiegati era roba ottocentesca.Ognuno di questi tre film ha preso una sua strada,divenendo ognuno a modo proprio un pezzo storico della celluloide italica.Altro che film ottocentesco,il film di Olmi segna un contrappasso importante,non per lo stile innovativo dal piglio documentarista o neorealista,ma per una lungimiranza forte,nella quale i protagonisti si affacciano timidamente,pronti a balzare nell'oasi di un collettivismo sociale e lavorativo.Olmi si affida a due attori non professionisti: Sandro Panzeri e Loredana Detto (sua futura moglie) una scelta dettata per dare una veridicita' e un purismo perfetto alla narrazione.Tutto si svolge secondo equilibri delicati,col giovane Domenico Cantoni che cerca "il posto" fisso,quello agognato in una Milano in avvio di boom economico.Ermanno Olmi viene dal documentario e si vede,in un tocco realista scandito dal ritmo lento negli uffici,dove vengono messe in risalto le figure dei futuri "colletti bianchi",il potere burocratico che sara' ed è quello che gia' domina la scena.Un mondo cangiante sotto la luce di un progresso economico e sociale,Domenico è il figlio del proletario,un provinciale timido che cammina verso la vita.Ecco perche' "Il posto" è un film dalle diverse chiavi di lettura,è difficile darne una definizione subliminale,neorealismo,documentario e sentimentalismo per arrivare nel finale al grottesco.Olmi miscela tutte queste componenti per narrare oltre all'Italia che cambia una gioventu' che si affaccia alla vita.L'arrivo di Domenico a Milano e l'incontro con la giovane Antonietta,sono i riti d'iniziazione di una gioventu' povera e semplice,alla prese col "mondo nuovo" industrializzato ed emancipato dal rigore austero delle campagne.Domenico e Antonietta sono gli "ingranaggi" di un nuovo sistema,gia' visti un anno prima nel "Rocco e i suoi fratelli di Visconti".Milano è una capitale di un sogno:quello piccolo borghese,dove vetrine ed elettrodomestici segnano il passo e dettano le leggi di un modus vivendi e operandi che arrivera'.Il giovane provinciale del "Posto" è quello ancora anestetizzato e trasognante verso una nuova vita,Domenico sogna l'amore e cerca un timido approccio con Antonietta,ma tutto risultera' vano,la grande citta' con la sua economia e il "travestimento" sociale,ti risucchia e ti prende con se,nel circolo di un ordine dettato dai costumi.Se la prima parte ha un a forma neorealista,tutto cambia nella seconda,in un pezzo antologico dal sapore Felliniano o futuramente "Fantozziano",il giovane sempliciotto si lancia nel capodanno aziendale.Questo significa essere entrato nell'iter sociale che ti spettera',un piccolo borghese coi sogni "costruiti" e impostati secondo i dettami dei poteri da palazzo.Ho ammirato tanto la seconda parte,meno la prima,forse un po lenta e soporifera,ma comunque dal rigore realista di un miglior Rossellini.Ho adorato tanto il capodanno aziendale,dove un giovane timido si avvia a passo esitante in una sala deserta,speranzoso d'incontrare la sua Antonietta,ritrovandosi nel baccano moderno,tra colleghi anziani e matrone opulente.Domenico è un personaggio poetico che fa tanto "pasoliniano",ingenuo,candido e romantico alle prese col sogno comune di tanti italiani,quello borghese che mutera' l'essenza del vivere,uccidendo l' antica poesia dei valori di una volta.......

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