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Vulnerabili

Regia di Gilles Bourdos vedi scheda film

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La recensione su Vulnerabili

di OGM
7 stelle

Vivere e non capirci niente. Succede alle persone normali.

La trama attraversa la città. L’intreccio è di quelli dolorosi, in cui la vicinanza è solo una casuale contiguità nel dolore. Non è certo nuova l’idea secondo cui le storie qualunque abbiano la tendenza ad incontrarsi, per cercare, nella tortuosità del loro intersecarsi, un senso complessivo tenuto insieme da un enigmatico tormento. La Côte d’Azur è lo scenario ridente e signorile di un intrico di drammi familiari comuni, di coppie che hanno perso l’amore, di lontananze che stordiscono, e di prossimità così strette da strangolare l’anima. Le donne sono quelle che scelgono, gli uomini quelli che non capiscono e che respingono, che hanno paura, e per questo motivo fuggono, oppure diventano violenti. In lei c’è sempre una singolare forma di follia: di psicosi maniacale, di patologica sottomissione, di stravaganza assoluta, di chi, in un modo o nell’altro, vuole infrangere i canoni della ragione pagandone lo scotto in prima persona. L’insensatezza intesse i suoi nodi che sono sempre umidi d’amore, del sangue e delle lacrime che rigano il viso, della benzina che appicca il fuoco, dell’alcol che annega i pensieri,   dell’acqua di mare che rimane sullo sfondo a fornire un orizzonte alle speranze inusitate. Questo film scruta con diligente intensità dentro i risvolti meno poetici del vivere quotidiano, nei suoi ordinari dettagli che grondano insicurezza, volgarità, debolezza, ingenuità, eppure offrono innumerevoli appigli alle passioni, talvolta ai sogni impossibili, arabescando la banalità con guizzi di allucinazione. È grottesco quel beffardo gioco dei mimi nella prima notte di nozze, così come è perversa la disperata caccia del giovane single che in ogni donna vuole vedere ciò che questa non è: la principessa dietro una vera cenerentola,  l’intellettuale dietro la telefonista della chat erotica. C’è qualcosa di mostruoso, nascosto dentro la realtà, che fa esplodere la nostra fantasia malata, alimentando in eterno i nostri desideri mai appagati. La liberazione finale è la riunione fra gli opposti: l’accettazione dell’inaccettabile, l’innocente che diviene un assassino, una salvezza che proviene da un nodo incestuoso. Torna la calma, ma è una pace stanca, che ha già visto tutto e non ha più forze. Si volge indietro, semplicemente, riportando le cose al tempo in cui niente era ancora successo. I genitori riabbracciano i loro figli come se fossero di nuovo bambini, immuni dagli errori e dai pericoli del mondo. Non importa come ci siano riusciti, se compiendo il bene o il male, guardando il nemico in faccia o ignorandolo, una volta per tutte. Ciò che era storto ha scoperto un modo per tornare dritto, vincendo, restando sconfitto, o magari ritirandosi dalla battaglia. Il racconto finisce – umanissimamente -  dopo aver duramente lottato, con le parole e con i fatti, senza regole, e con una grande confusione in testa.

 

Alice Isaaz, Vincent Rottiers

Endangered Species (2017): Alice Isaaz, Vincent Rottiers

    

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