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Le Fidèle

Regia di Michael R. Roskam vedi scheda film

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La recensione su Le Fidèle

di Eric Draven
7 stelle

Matthias Schoenaerts, Adèle Exarchopoulos

Le Fidèle (2017): Matthias Schoenaerts, Adèle Exarchopoulos

 

Oggi recensiamo Le Fidèle, terzo lungometraggio del regista belga Michaël R. Roskam, presentato fuori concorso al Festival di Venezia del 2017 e interpretato dal suo attore feticcio Matthias Schoenaerts e da Adèle Exarchopoulos.

È stata la pellicola che il Belgio aveva selezionato per entrare nella cinquina dei migliori film stranieri agli Oscar, ma non è riuscita poi a essere candidata appunto come Best Foreign Language Film.

La coppia Roskam-Schoenaerts era invece riuscita ad arrivare alla nomination col precedente Bullhead - La vincente ascesa di Jacky del 2011.

Le Fidèle, un film sceneggiato dallo stesso Roskam assieme a Thomas Bidegain e Noé Debré, della durata (eccessiva) di due ore e 10 minuti.

È la tragica, fatale storia di uno straordinario, indimenticabile amour fou, di una passione travolgente fra Gino Vanoirbeek (Schoenaerts) e la bellissima Bénédicte Delhany (Exarchopoulos), detta Bibi.

Gino è aitante, possente, carismatico, incontra Bibi in un circuito automobilistico e se n’innamora all’istante. Anche lei, immediatamente, come nei migliori e più romantici colpi di fulmine, viene ipnotizzata e attratta da lui. Ed esplode subito fra i due la passione infuocata, struggente.

Diventano inseparabili ma Gino sta nascondendo a Bibi un terribile segreto. Non si occupa, in realtà, d’import-export di auto, bensì è un rapinatore di banche. E i suoi amici non sono ordinari colleghi di lavoro. Sono persone malavitose come lui, un uomo che potrebbe avere tutto dalla vita ma che non riesce a emanciparsi dal suo criminoso passato perché rapinare è l’unico mestiere che lo tiene in vita.

Lei lo ama però talmente tanto da non fare una piega. Poi, una grossa rapina va male, Gino e la sua gang vengono accerchiati dalla polizia e tutti i suoi membri, incluso Gino, rispettivamente sono condannati a quindici anni di carcere.

Bibi non si arrende, continuerà ad amarlo quando Gino sarà in permesso. E aspetterà perfino un figlio da lui.

Ma la tragedia, inevitabile, è dietro l’angolo, pronta a sbranare letalmente i loro già flebili, ultimi sogni amorosi.

Bibi si ammala di cancro, perde il bambino ma per Gino è disposta a tutto pur di garantirgli l’evasione, la libertà, come in un dramma larger than life di von Trier.

Lei forse morirà ma donerà a Gino l’illusione di una nuova, crepuscolare, devastante speranza.

Gino merita una seconda chance, nonostante gli ultimi, irreversibili, angoscianti respiri disperati di Bibi. Il loro amore sarà comunque immortale. A sconfiggere potentissimo le barriere del tempo. Le sue silenti urla nella notte di un sogno, tramutatosi in perentorio, glaciale incubo esiziale, sono la voce immacolata dei loro innocenti cuori uccisi dalla vita puttana e bastarda. Il candore imperituro di un’estasi passionale destinata a vivere per sempre anche quando ogni sogno, per Gino, sarà trafitto dalla nostalgia più distruttiva.

 

Un grande film per un’ora abbondante, con uno Matthias Schoenaerts al suo meglio e un’Adèle Exarchopoulos magnetica, stupenda.

Poi, da quando Gino viene arrestato in poi, la pellicola si accartoccia, gira un po’ a vuoto pateticamente su sé stessa, perde in vigoria emozionale, diventa perfino ricattatoria e ruffiana, facilmente strappalacrime. Inesorabilmente, il film, da heist movie e polar-noir spericolato e intenso, da storia d’amore carnale ed esplosiva, diviene un melò prevedibilmente pessimista e, paradossalmente, emoziona e affascina molto meno.

 

Eccezionale però il magnifico piano-sequenza in soggettiva finale.

 

Un film che poteva essere un capolavoro e invece forse dura troppo, si perde in digressioni abbastanza inutili e viene esautorato del suo carburante erotico-romantico, cercando la strada più ovvia della tragedia scontata.

Ma, ripetiamo, Adèle Exarchopoulos impressiona a ogni inquadratura, col suo carico infantilmente perverso di sex appeal irresistibile e puro.

Ottima inoltre la fotografia di Nicolas Karakatsanis.

Purtroppo, rimane un’occasione mancata. Peccato.

Se Michaël R. Roskam avesse azzardato di più e spinto maggiormente sull’acceleratore, Le Fidèle sarebbe stato immensamente memorabile.

Ma è un film che comunque non dovete perdervi.

 

 

Adèle Exarchopoulos

Le Fidèle (2017): Adèle Exarchopoulos

 

 

 

di Stefano Falotico

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