Regia di David Lean vedi scheda film
"Il dottor Zivago" di David Lean è stato uno dei successi più clamorosi della Storia del cinema, rimane un film amato da intere generazioni di cinefili pur non avendo incontrato alla sua uscita il favore della critica, oggi resta opera decisamente divisiva, ma andrebbe valutata sgombrando il campo da tutta una serie di pregiudizi che le sono stati appiccicati. Non avendo letto il libro di Boris Pasternak, evito da subito qualsiasi confronto con la pagina scritta, pur nella consapevolezza che si tratta di un romanzo importante e problematico per la cultura russa del '900. David Lean lo gira dopo "Lawrence d'Arabia" affidandosi per la sceneggiatura al drammaturgo britannico Robert Bolt, cercando di creare una nuova epopea fluviale di oltre tre ore che coniuga l'impegno civile e la rappresentazione piuttosto critica degli sconvolgimenti della Rivoluzione d'ottobre e dell'avvento del Comunismo con la dimensione privata dei personaggi e la storia d'amore impossibile fra Juri e Lara.
Si tratta di un grande affresco, ambizioso e colorito, pieno di movimento e di pagine suggestive anche nell'impaginazione visiva, un kolossal girato in Spagna e Finlandia potendo contare su valori produttivi notevoli, su scenografie imponenti e scene di massa girate con un esercito di comparse; si ha tuttavia l'impressione che il film sconti una dimensione sentimentale un po' troppo sottolineata e dunque poco originale, con un'abbondanza di scene madri, di cui alcune realizzate in maniera fin troppo esteriore, soprattutto i diversi confronti fra Lara e monsieur Komarovsky nelle varie fasi del racconto. Non vorrei riproporre l'analisi per molti versi riduttiva che fu fatta del film dalla critica dell'epoca, però nelle oltre tre ore di proiezione si avverte inevitabilmente qualche scompenso, il racconto non sempre è curato come dovrebbe, alcuni personaggi spariscono in maniera frettolosa e altri non vengono approfonditi per il peso narrativo che il film gli assegna, soprattutto lo Strelnikov di Tom Courtenay.
Fatti questi rilievi su certe mancanze dell'opera, si apprezza comunque il vigore di una regia che sa conferire un ritmo sostenuto a molti brani del lungo film, avvalendosi dei preziosi contributi della fotografia di Freddie Young e delle musiche di Maurice Jarre, pur restando qui nel solco di un certo accademismo figurativo che non raggiunge la forza e l'incisività delle immagini di Lawrence o del Ponte sul fiume Kwai. Nel cast si apprezza soprattutto il contributo di Julie Christie, forse la performance più sentita e più intensa nelle sequenze ostentatamente melo', mentre Omar Sharif rende bene la mitezza e lo sdegno di Juri, ma non ha esattamente il physique du role per sembrare un russo. Se Rod Steiger ha fatto di meglio altrove, Geraldine Chaplin è ancora leggermente acerba, Alec Guinness decorativo, ma Tom Courtenay trasmette la giusta foga al leader rivoluzionario con una recitazione adeguatamente concitata.
Nel complesso un film-mito che è una visione obbligata per qualunque cinefilo che si rispetti, "Il dottor Zivago" incantò anche il pubblico italiano con incassi mai visti in precedenza, è un'opera di compromesso solo in parte riuscita da un punto di vista artistico, ma è anche un film che continuerà a fare sognare e piangere gli spettatori, alla faccia dei critici snob.
Voto 7/10
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