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La cosa

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La cosa

di 79DetectiveNoir
9 stelle

Kurt Russell

La cosa (1982): Kurt Russell

Kurt Russell

La cosa (1982): Kurt Russell


Ebbene, amici e fratelli della congrega, cinti in raccoglimento, ripropongo qui una mia vecchia recensione. Copia-incollandola integralmente dal mio saggio monografico su Carpenter, John Carpenter - Prince of Darkness.

Libro di ottima fattura che dovreste acquistare quanto prima. No, non è una fregatura, lo trovate anche in eBook su Amazon. Attenti alla tiratura. Al momento, ne è disponibile solo una copia. 

Va a ruba! Che volete fare? Volete rubarlo? Allora non siete degli appassionati di Cinema, siete solo dei ladri. E che cazzo!

Ah, giornata lieta e letiziosa, oserei dire sfiziosa. Il mio caporedattore di Daruma mi ha da poco contattato. Inviandomi la lettera di presentazione da allegare alla direttrice della Biennale di Venezia al fine che, come lo scorso anno, possa usufruire della tessera da vero giornalista cinematografico di risma, eh sì, miei calunniatori e teste dure.

Ora, ordino una pizza capricciosa e, mi raccomando, non fate troppo gli smorfiosi. Tanto Margherita non vi ama e invece ama il salame piccante di un kamut qualsiasi.
Domani invece incontrerò nuovamente la mia (a)morosa.
Sì, ho deciso, se la mia domanda sarà accettata (ah, per via del Covid-19, stavolta i posti nelle sale veneziane saranno limitati più di voi, ah ah), come fototessera sceglierò questa:

https://ibb.co/6ZG20gt

 

Sì, non avrei mai immaginato in vita mia di diventare un duro come Kurt Russell. Ho subito una trasformazione da paura, anzi, da pura The Thing.
Comunque, malgrado con la mia lei giochiamo spesso di atti impuri, Il Falò sa il fatto suo.

Egli, con maglietta bianca quasi quanto la sua anima ancora candida (attenzione, uomini, alla candidosi, eh eh), volteggia e gigioneggia da Jack Burton di turno. Cazzeggiando ancora non poco.

Voi invece non fatemi la fine di quel rimbambito di David Lo Pan.

Eh sì, vi vedo molto sul moscio.
Comunque, a Kurt Russell, anche a Kurt Cobain, a Chris Walken e a Willem Dafoe, ad Abel Ferrara fissato con Napoli, preferisco la mia faccia da culo imbattibile.
Sì, fui Paperino e ora sono Gastone. Ricordate: alla trattoria di Fantozzi, Gigi il troione, ho sempre preferito la pizzeria chiamata Salutami a sorrata. Ma esiste veramente? Certo. Tua sorella è una cliente affezionata, non lo sapevi?

Sì, La cosa è ambientato al Polo Nord o in quello Sud? E il remake, invece?

Di mio, indosso una polo, distrussi una macchina Polo e ora spezzate una Lancia Musa in mio favore.
Che fate? Mi tenete il muso?


https://www.youtube.com/watch?v=AbLk4BRVxZY&t=29s 

 

Kurt Russell

Grosso guaio a Chinatown (1986): Kurt Russell

Victor Wong

Grosso guaio a Chinatown (1986): Victor Wong

 

La cosa... film del 1982 della durata di 1h e 49 min.

Sceneggiato da Bill Lancaster dal racconto orrorifico e fantascientifico di John W. Campbell Jr., La cosa da un altro mondo, già alla base dell’omonimo film originale di Christian Nyby girato in collaborazione con Howard Hawks, che lo produsse e co-diresse non accreditato.

E rappresenta, sulla base delle dichiarazioni di Carpenter stesso, il primo capitolo di una sorta d’ipotetica Trilogia dell’Apocalisse, a cui faranno seguito Il signore del male e Il seme della follia.

Siamo in Antartide e il film è ambientato esattamente nel 1982, proprio l’anno di uscita del film, quindi è un fanta-thriller contemporaneo rispetto al periodo in cui è stato girato.

Qui, al Polo Sud, è ubicata una stazione di ricercatori ove il tempo pare essersi fermato, cristallizzato nella monotonia di gesti e azioni lentissime, di una piccola comunità soporifera, immersa nella nevosità d’un clima ostile e cupissimo (la fotografia atmosferica, nera e livida, è nuovamente di Dean Cundey). Così, dopo i titoli di testa, anticipati da un disco volante che, planando in avaria e perdendo la rotta, si schianta, esplodendo frantumato vicino alla crosta terrestre, nell’enigmatico buio stellato dell’universo, risuona scandita l’incalzante musica ossessiva di Ennio Morricone (qui alla sua prima, stupenda ma unica collaborazione con Carpenter, ingiustamente disdegnata dalla Critica che lo candidò al Razzie Award) e assistiamo lentamente a una scena agghiacciante. Un elicottero sorvola le montagne e insegue un cane siberian husky. Il tiratore prova a uccidere l’animale ma l’animale rimane illeso e schiva ogni colpo con funambolica destrezza e fortuita abilità. Quindi, inseguito da questo cinico, umano predatore, viene accolto a braccia aperte dagli uomini della stazione scientifica, giunti in suo soccorso. L’uomo dell’elicottero però, come fosse in preda a una follia rabbiosa e implacabile, scende dal velivolo e continua a fucilare incessantemente, fino a che un uomo lo trafigge e ammazza, sparandogli a un occhio e silenziandolo all’istante.

Ma perché quell’uomo, che scopriamo essere un norvegese, così come i suoi compagni adesso tutti morti, voleva a tutti i costi uccidere quella povera bestia, nell’atto sconsiderato e scellerato della sua spietata caccia mostruosa? E pareva essere posseduto da una furia omicida dannatamente oscena?

Scende la sera, pacatamente gli uomini ritornano alle loro postazioni, ognuno occupandosi delle consuete, abitudinarie mansioni. Ma all’improvviso, nel canile all’interno della base, una creatura terrificante, fra latrati abnormemente, orridamente raccapriccianti e grandguignoleschi, sta divorando tutti gli husky, si trasmuta in loro e ne sta assumendo le sembianze, contorcendosi sanguinariamente animato da una forza sovrumana.

Gli uomini, terrificati da quegli abbaiamenti spaventevoli, si precipitano verso il canile e assistono, raggelati, all’orrendo pasto lupesco, è il caso di dirlo, di quella ributtante e inguardabile creatura, che ora si dimena ancora più furibondamente, fra budella tumefatte e un corpo in perenne mutazione, alla cui sommità e tutt’intorno spuntano le teste dei cani da essa stessa divorati.

Come se quella creatura non identificabile avesse fagocitato le bestie e le avesse assorbite nel suo codice genetico. In un tumultuoso torcersi sbranante in cui ha incorporato e assimilato gli animali a sé in pazzesca, allucinante metamorfosi simbiotica.

Questa, sì, è la cosa. Un’entità aliena risvegliata dai norvegesi, risorta da un letargo durato migliaia di anni, in cui è stata ibernata sotto i ghiacciai, adesso imprendibilmente fuggita a piede libero per contagiare e divorare ogni essere vivente del pianeta Terra nella sua ferina, inarrestabile mostruosità rigenerativa e infettiva, distruggendo a sua volta ogni altra cosa, ricreandosi e plasmandosi al DNA delle sue vittime.

La cosa non si fermerà e ora sta contagiando tutti gli uomini della base polare-antartica.

Dev’essere abbattuta e bruciata viva, ma la cosa è qualcosa d’infidamente invisibile che risorge dalle sue ceneri e, morbosamente maliarda, è diabolicamente invincibile. La cosa è immortale e la sua immortalità cerca vita nella morte perpetrata agli esseri dapprima vivi.

Tutti possono essere contagiati e nessuno si fida di chi gli sta di fronte o accanto. Uno di loro potrebbe essere la cosa trasformatasi in un uomo, tutti potrebbero essere la cosa, la persona all’apparenza normale potrebbe essere stata già indelebilmente infettata.

E cresce la paura, la tensione si taglia col coltello, vibra la suspensemontante in un assordante urlo delle notti più terrificanti.

Alla fine rimarranno due uomini a guardarsi in faccia, uno dei due o entrambi sono la cosa?

Un altro monito apocalittico di Carpenter, pessimista, radicale, perché pare volerci dire, senza troppe metafore, che forse siamo noi, uomini, l’incarnazione stessa della cosa. Chiunque di noi lo è e, per sopravvivere, parassitariamente assimila ciò che lo circonda, in maniera funereamente viva e glaciale. Malevola e subdola.

Il film, come detto, è del 1982 e incassò assai maluccio, annientato da E.T. – L’extra-terrestre.

Due grandi film, uno figlio della poetica spielberghiana di quel periodo, con la “cosa” aliena contagiosamente buona, col suo carico di ottimismo sognante e leggiadro, e di contro questo di Carpenter, spietato, nerissimo, a profetizzare invece un nostro immediato futuro catastrofico. Enormemente spaventoso.

Ah, scusate, non ho citato gli stratosferici effetti speciali di Rob Bottin, già autore per Carpenter degli Special Effects di Fog.

La cosa però, a mio avviso, non è il capolavoro tanto miticizzato dai fan di John. Alla sua uscita, la Critica gli fu molto freddina, col tempo adesso nessuno si sente di obiettare sulla sua grandezza.

E io non ho la pretesa di schierarmi in nessuna delle due fazioni.

La cosa è un film importantissimo, ovvio e inconfutabile che lo sia, ma il rischio d’idealizzarlo troppo e amplificarne i meriti è dietro l’angolo.

È il classico film ingiustamente snobbato quando uscì e poi forse iper-glorificato oltre i suoi reali meriti. Dove sta la verità?

La verità è che capolavoro lo è. Eh eh.

 

Kurt Russell

La cosa (1982): Kurt Russell

 

di Stefano Falotico

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