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Brutti, sporchi e cattivi

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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La recensione su Brutti, sporchi e cattivi

di ProfessorAbronsius
9 stelle

"Tutti devono essere sapitori della splendosità di Giacinto!", ma anche della splendosità di questo gioiello del grottesco nostrano. Voto: 9 brutto, sporco e cattivo.

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La capitale d'Italia in un fotogramma.

 

Siamo a metà anni '70 e siamo a Roma. Cioè, non siamo proprio a Roma. Sotto gli occhi del turista ingenuo e facilone, Roma è solitamente il caput mundi, è la monumentalità del Colosseo, la santità di San Pietro, oppure la maestosità di Piazza Venezia, Piazza Navona, Piazza di Spagna, Piazza di Questo e di Quello. La Roma di Brutti, sporchi e cattivi non è questo, non è la città eterna, né la capitale gaia e pittoresca in cui si aggirano la principessa Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze romane. Quella di Scola è la Roma capoccia der monno infame dove un tempo sorgevano la Borgata Gordiani e il Borghetto Prenestino. Non c'è Dolce vita in questa Roma "nascosta". Qui siamo ai margini della capitale che conosciamo per luogo comune. Siamo invece dalle parti della città di Accattone, perché, tutto sommato, che cosa sono Giacinto Mazzatella e il suo codazzo di figli, nipoti, cugini, sorelle, fratelli se non una carovana di accattoni immigrati, giunti dalle terre desolate e affamate del Meridione?

 

Dall'alto di Monte Ciocci, dove vive questa famiglia estesa di profughi meridionali (e dove "estesa" è un eufemismo), talvolta la cinepresa indugia sull'immagine sempiterna della cupola di San Pietro in lontananza, ma è una immagine che contrasta violentemente con l'infima realtà fatta di baracche, di scarti (anche umani) e di sporcizia che costituisce lo scenario del film di Scola. Da lontano s'intravede il sacro Cupolone che richiama alla memoria la Storia dei papi, dei signori della corte, dei potentati che si sono susseguiti di secolo in secolo (la Storia, appunto, quella con la maiuscola, una Storia di egemonia). Da vicino si osserva la periferia stracciona e bestiale, brulicante di pezzenti, sfruttati, papponi e mignotte, ladri e morti di fame che vivono le loro piccole storie ignobili collocandosi fuori dalla Storia. Sullo sfondo dunque la cupola stupenda, in primo piano il misero asilo fatto di legna e reti metalliche dove stanno segregati e "giocano" i figli del sottoproletariato che formicola tra le baracche di Monte Ciocci. In questo fotogramma si condensa una geografia che è un coacervo di stridenti contraddizioni, si emblematizza tutta Roma, Stupenda e misera città, o anche Urbe puttana e santa, se non è sacrilego accostare le parole di Pasolini a quelle di Giovanni Lindo Ferretti. Troviamo ben poco di stupendo e di santo nel film del maestro Scola; al contrario, tanta bruttezza, sporcizia e cattiveria, meschinità e zozzerie di un'umanità degradata e relegata ai margini, ridendo con l'amaro in bocca. Risate e degrado.

 

Ribaltando le prospettive, facendo come fa il buon Bastian Contrario, c'è molta più Storia, molta più Roma, e spesso meno miseria e lordura (morale) tra le baracche di Brutti, sporchi e cattivi di quanta ne troveremmo all'ombra del Cupolone, sui marciapiede di Via del Corso o sugli scalini di Piazza di Spagna (tacendo e stendendo un velo impietoso su ciò che si possa trovare dalle parti di Piazza di Monte Citorio).

 

 

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