Regia di John McTiernan vedi scheda film
“L’ho resa vedova il giorno del matrimonio. Ed ero in mare quando è morta”. Il rimorso nei confronti della moglie deceduta da poco e il senso di una vita sprecata attanagliano l’animo del capitano di 1° rango della marina militare sovietica Marko Ramius, impersonato dall’oggi novantenne Sean Connery, attore la cui bravura è cresciuta in modo esponenziale col passare degli anni (‘pensionato’ dal 2003, più o meno, dopo la parte in La leggenda degli uomini straordinari). Il suo Ramius vive ormai un vuoto e un senso di estraneità da un mondo che non riconosce più come il proprio e decide di trasformare una missione sul sommergibile al suo comando, l’Ottobre Rosso, in una diserzione con richiesta di asilo politico nelle mani del nemico di sempre, gli Stati Uniti d’America, con i quali l’Urss è in piena guerra fredda.
Nel sottogenere ‘sottomarino’, trent’anni fa questo entusiasmante esempio di equilibrio cinematografico dal titolo Caccia a Ottobre Rosso, si impose come nuovo capostipite, da ammirare, studiare e possibilmente imitare. Il regista John McTiernan (anch’egli inattivo da circa un ventennio, esploso nel 1988 con l'ottimo action Trappola di cristallo) mette in scena, come colto da un’ispirazione olimpica, una vicenda filmica intensa per contenuti, coinvolgente per ritmo e plausibilità delle scene di guerra e navigazione subacquea, suggestionante per l’efficacia di tutti i personaggi più significativi, i quali danno vita a duetti a volte memorabili, con dialoghi brillanti e cinematograficamente perfetti.
Ispirata da un romanzo di uno specialista della materia quale lo scrittore Tom Clancy (Baltimora 1947 - Baltimora 2013), la sceneggiatura (L. Ferguson e D. Stewart) è un manuale di come si debba scrivere per il cinema bellico che non voglia restare nella memoria solo per effetti speciali, intensità del ritmo e numero di vittime finale. Ottima la scenografia (in particolare per gli interni dei vari sottomarini in gioco) e la fotografia marina, bellissima ed emozionate la colonna sonora.
In un cast fatto di attori che avrebbero avuto carriere di discreto e buon successo, spicca un Alec Baldwin (visto nel buon Motherless Brooklyn - I segreti di una città, nel 2019) mai più, in seguito, a questi livelli di compenetrazione col proprio personaggio. Il suo analista della Cia, un misto di schivo uomo comune ed eroe senza paura che stabilisce col mitico ufficiale nemico un’empatia a colpi di sonar, resta impresso nei ricordi di ogni cinefilo. Assai convincente anche un giovane Scott Glenn (visto anche nella saga di Bourne) nei panni del comandante americano dalla mente elastica, che dà credito all’apparentemente insensata teoria sulla possibile diserzione.
Mi fermo con una nota di merito per quello che è poco più di un cammeo di Richard Jordan (scomparso nel 1993 a soli 56 anni), che regala alla platea la personificazione di un volpone della politica statunitense il quale, dalla Casa Bianca, con classe sublime, intelligenza acutissima e sottile sarcasmo, muove le pedine in suo possesso sull’intricato scacchiere di una pericolosa crisi in salsa nucleare.
A volte il cinema sa essere ineccepibile. Questa pellicola fu una di quelle volte. Voto 10.
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