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Saint Jack

Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Saint Jack

di rocky85
8 stelle

“Le persone fanno l’amore per i motivi più diversi. Perché non per denaro?”

Singapore, isola circondata dal verde che racchiude una metropoli cupa e infernale. Qui si è ritirato da anni l’italoamericano Jack Flowers (Ben Gazzara), ex scrittore ed ex combattente della guerra di Corea che ora dirige un giro di prostituzione per i visitatori occidentali. Per mantenere il suo visto di immigrazione lavora come impiegato per una ditta commerciale, ed è qui che conosce il contabile inglese William Leigh (Denholm Elliott) del quale diventa amico nonostante le differenze caratteriali tra i due (“Lei non gioca a squash?” gli chiede William. “No, io bevo” risponde lui). Jack sogna di costruirsi un bordello sfavillante tutto per sé, ma la mala cinese non è d’accordo ed è decisa a mettergli i bastoni tra le ruote. Contemporaneamente, Jack viene avvicinato da un agente della CIA che gli propone un affare che sembra irrinunciabile.

Nel trasporre in immagini il romanzo omonimo di Paul Theroux, Peter Bogdanovich realizza il suo film più anticonformista ed autonomo rispetto alla sua produzione precedente. Dopo una serie di insuccessi commerciali, Bogdanovich si allontana dalle grandi produzioni e si rifugia nelle braccia paterne del vecchio mentore Roger Corman, che gli produce il film (insieme a lui, anche il boss di Playboy Hugh Hefner). Saint Jack è il primo film occidentale ad ottenere l’autorizzazione per girare a Singapore, grazie ad un furbo espediente: le autorità locali non conoscono nulla della trama del film, che viene presentato loro con il titolo di Jack of Flowers e con un soggetto del tutto diverso da quello effettivo. Saint Jack è un’opera straniante e rarefatta, che procede quasi senza una trama affidandosi al volto ed alla mimica di Ben Gazzara, che Bogdanovich aveva apprezzato tantissimo nel magnifico L’assassinio di un allibratore cinese di John Cassavetes. E a pensarci bene, Bogdanovich si ispira molto al film di Cassavetes, soprattutto nelle atmosfere cupe e nel ritmo lento e descrittivo.

La Singapore di Saint Jack è una città spettrale e inquietante, un inferno metropolitano residuo della colonizzazione inglese, frequentata da occidentali in cerca di piacere occasionale e popolata da personaggi viscidi e pericolosi. Una città-stato che prende il suo nome da una svista: un principe, sbarcato lì dopo una tempesta, avvistò una tigre ma la scambiò per un leone, dando il nome all’isola di "Singapura", che significa “Città del leone”. “Cosa ci si può aspettare da un paese che nasce così?” , si chiede Jack.

Straordinaria è l’interpretazione di Ben Gazzara, che si aggira famelico e sicuro di sè tra le macerie di una città (e di una umanità) alla deriva e che tratteggia un personaggio che, pur nella sua canaglieria, resta profondamente “morale” ed "etico". Film purtroppo introvabile, ma assolutamente da riscoprire.

 

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