Regia di Sergio Leone vedi scheda film
Inizi a guardare un film. Tre persone annoiate, una mosca che ronza fastidiosamente, l'arrivo di Armonica.
Scorrono i titoli di coda, guardi l'orologio: sono passate quasi tre ore. Tre ore in cui non hai mangiato, bevuto, fumato, forse nemmeno respirato.
Se hai visto la trilogia del dollaro e magari anche C'era una volta in America pensi di aver visto tutto il possibile. Potrà mai Leone dare di più? Chi potrà esserci di più intenso e coinvolgente di Clint Eastwood? Poi arriva Armonica, leggendario, sul tappeto di lusso steso da Morricone. Ogni sguardo di Bronson è un discorso chiaro a chiunque. Le inquadrature statiche sono fotografie d'altri tempi, non annoiano mai, rese con precisione, maestria, cura. I dialoghi mai banali, una Cardinale tanto bella che tutto il resto passa in secondo piano, una trama non scontata ma nemmeno intricata oltre modo. Niente di complicato, goduria per gli occhi.
Penso a C'era una volta il west e penso, soprattutto, alla scena finale. All'eroico Cheyenne che attende l'ora finale come niente fosse, senza un lamento, stoico, uomo d'una pasta andata persa; a Jill, innamorata e sola; a quel "un giorno o l'altro" di Armonica, a quegli occhi e a un primo piano sublime. E infine il treno, quel treno che porta via un'epoca, un genere, un genio, quel treno che è il tempo, che scappa con un fischio, che torna quando meno te lo aspetti, ferma alla stazione e già riparte.
Epico, un'elegia al western puro e allo stesso tempo anomalo, celebrazione di un gigantesco regista, di un tempo andato, di uomini non comuni.
A mio parere sulla stessa scia de Il buono, il brutto e il cattivo, appena sotto il capolavoro assoluto C'era una volta in America, questo film ha un unico difetto: i titoli di coda lasciano una sinistra consapevolezza: un cinema come questo, ahimè, non esiste più.
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