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Layla M.

Regia di Mijke de Jong vedi scheda film

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La recensione su Layla M.

di pazuzu
7 stelle

 

Layla è un'immigrata di seconda generazione: vive ad Amsterdam, ha origini marocchine ed è di religione musulmana come i suoi genitori, ma diversamente da loro (ormai perfettamente integrati) si sente in dovere di difendere il diritto delle donne di indossare il burka, vietato per legge dal governo: perché detesta i soprusi e disconosce l'autorità. Così la sua fede si intensifica tanto quanto la voglia di libertà, e dopo che un arresto, subito assieme al fratello durante una manifestazione, porta la situazione familiare a precipitare con il padre che la rinnega per il suo estremismo, decide che è il momento di sposare l'amato Abdel e sparire con lui. Scampati per un pelo a un raid della polizia contro un gruppo di giovani jihadisti in Belgio, trovano ospitalità ad Amman, in Giordania, in quel medio oriente nel quale ha sempre sognato di vivere.

 

 

Layla non è una radicalista. Layla è un'idealista con uno spiccato senso del rispetto, è una ragazza combattiva che odia i pregiudizi, e che in Allah e in quel viaggio vede la possibilità di sradicarsi da quell'occidente che non le permette di scegliere. Nella sua genuinità, persegue l'utopia del mondo perfetto, convinta com'è che da un lato ci siano i buoni e dall'altro i cattivi. Ma una volta giunta a destinazione, impiegherà poco tempo per capire che la realtà è molto diversa da ciò che aveva fantasticato.
La poco più che ventenne Nora El Koussour è straordinaria nel donare alla sua Layla un'ampia gamma di emozioni, ed è attorno alla sua verve e alla sua espressività che la regista Mijke de Jong costruisce la storia: prima introducendo il tema e i personaggi con tono paradossalmente leggero e quasi scanzonato, poi spostando progressivamente il baricentro, fissandolo ben presto sul dramma. Presentato in concorso ad Alice nella Città 2016, Layla M. traccia il doloroso percorso di questa giovane verso la coscienza della propria identità e la consapevolezza di come la propria religione sia percepita dall'interno, e, su scala più ampia, fornisce un ritratto inquietante di quale sia il livello di incomunicabilità tra due società sempre più ai ferri corti.

 

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