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La vita in comune

Regia di Edoardo Winspeare vedi scheda film

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La recensione su La vita in comune

di mck
8 stelle

Germogli di futuro sullo strame del presente.

[Illustrazione di Umberto Catalano - "Quaderni di Conservazione della Natura - Mammiferi d'Italia" - Ministero dell'Ambiente]

 

Faciti cacare!
Non è vero!
È vero!
Me ne fotto! 

 

 

Claudio Giangreco / Pati Rrunza ("Sangue Vivo") e Antonio Carluccio / Angiolino Rrunza ("Sangue Vivo", "Galantuomini", "In Grazia di Dio") attraversano un campo di grano in bicicletta per rapinare a mano armata (finta) un distributore di carburante: Wim Wenders e David Lynch sono dietro l'angolo. Un cane ci lascia le penne, la pelle, il pelo. Jorge Mario Bergoglio (Marco Mancino) disinnescherà questo “Hell or High Water” salentino, proprio sulla punta del tacco: da Depressa, frazione di Tricase, LE, a Disperata: il cinema rende sempre tutto più grande [e ciò vale anche per la Foca Monaca (Monachus monachus), probabilmente - nella realtà diegetica (di repertorio) del film - un giovane esemplare (come questo, nella realtà extra-diegetica) in fase di dispersione, evento senz'altro più comune sulla costa dalmata]. 

 

 

Viva la società agricolo-operaia. 

 

 

Completano il cast l'ottimo Antonio Pennarella (piccoli e medi ruoli in Luna Rossa, gli Indesiderabili, la Guerra di Mario, le Ombre Rosse, la Nuova Squadra, Noi Credevamo, un Posto al Sole, Romanzo di una Strage, Song 'e Napule, Noi e la Giulia, Lea) nel ruolo di Ciro 'a Bestia, Davide Riso in quello di Biagetto, Marco Antonio Romano nelle vesti del Consigliere Cazzato (collega del Consigliere Ricchiuto) e Giorgio Casciaro nei panni di Lillino ("Quello, da quando è tornato dall'Iraq, è uscito di testa, s'è perso, parla solo con gli animali"). Fotografia di Giorgio Giannoccaro (“il Bene Mio”), montaggio di Andrea Facchini (“In Grazia di Dio”, “il Bene Mio”) e musiche (pianoforte, chitarra, flauto e quartetto d'archi) di Mirko Lodedo (esordiente). 

 

 

Bisogna preservare la bellezza del creato. 

 

 

La Vita in Comune”, catacretico titolo multisenso le cui quasi due ore scorrono inopinatamente furenti e vive, non è un film s'uno stakanovista impiegato comunale né s'un occupante gli uffici pubblici causa sfratto: nel solco di, soprattutto, “Pizzicata” e “Sangue Vivo” (gli inizi), da una parte, e di, in maniera minore, “il Miracolo” e “Galantuomini” (il mainstream), dall'altra, Edoardo Winspeare, con questo pseudopodo/prosieguo e variazione sul tema di “In Grazia di Dio” (l'amore tra i personaggi di Gustavo Caputo, anche produttore, tra crowdfunding e tax credit, e Celeste Casciaro, compagna del regista, bravissima), col quale forma un dittico (post “Sotto il Cielio Azzurro”, opera minore ma spartiacque nella sua cinematografia) continua a seminare e coltivare germogli di futuro sullo strame del presente. 

 

 

* * * * (¼)  

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