Espandi menu
cerca
Fahrenheit 451

Regia di François Truffaut vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Kurtisonic

Kurtisonic

Iscritto dal 7 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 87
  • Post 2
  • Recensioni 430
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fahrenheit 451

di Kurtisonic
8 stelle
Riconosciuto come uno dei film meno amati dal proprio autore, Fahreneit 451 è la trasposizione secondo Truffaut dell’omonimo romanzo di R.Bradbury, ambientato in un futuro distopico e con diversi sconcertanti punti di contatto con i tempi odierni. Film su commissione, produzione inglese, limitazione dello spazio filmico entro un testo definito, così Truffaut cerca di trasferire sullo schermo la pagina scritta senza mai tradirla, ma restituendone i contenuti sotto forma puramente cinematografica. Dopo avere già sperimentato altre incursioni nei generi (nel noir con Tirate sul pianista), Truffaut traduce il suo amore totale verso il cinema adattandosi questa volta alla fantascienza, appena rielaborata un anno prima dall’ancora amico Godard con Alphaville il cui testo esclusivamente teorico si differenzia da quella vocazione popolare e sentimentale che segna invece il suo sguardo. Montag, il protagonista, svolge la fondamentale attività di pompiere nella società del futuro, con i suoi camerati scova indomiti e insofferenti ribelli verso il potere che vieta qualsiasi tipo di lettura. I pompieri perquisiscono le case dei sospetti e con un rituale preciso bruciano pubblicamente i libri custoditi in segreto. “ Cosa fai Montag nel tempo libero?” gli chiede il comandante. “Falcio il prato” risponde lui. “ E se fosse proibito? Lascerei crescere l’erba.” Nonostante l’uomo si dimostri un soggetto sottomesso al sistema, l’occasionale conoscenza con Clarissa, una giovane insegnante critica verso lo stato delle cose, spronerà Montag ad aprire gli occhi sul suo matrimonio in crisi, sulla natura del suo lavoro, lasciandosi definitivamente attrarre da quel mondo misterioso dei libri che nega. Truffaut rimarca l’idea di un’arte che rende liberi, ma si preoccupa anche di connotare i suoi personaggi con quelle caratteristiche che li svincola da formule dogmatiche e leziose ma sempre molto vicine alla quotidianità. Il protagonista nonostante l’apparenza è una mela marcia, è l’elemento dissonante a disagio su ogni fronte della vita, forte dell’assenza di giudizio morale nei suoi confronti acquista una libertà crescente con la maturazione sentimentale che è soprattutto maturazione dello sguardo a cui consegue l’impossibilità di adeguarsi e la disillusione. Il regista dissemina indizi del suo cinema all’interno del racconto fantastico, dalla rigidità dell’ambiente scolastico ripetitivo e noioso all’indefinito spazio libero equivalente della strada come palestra di vita nel quale si sono rifugiati tutti i dissidenti al potere in cui leggono, assimilano e tramandano le loro letture. Questa ambientazione è tratteggiata in pieno stile “truffautiano” alla pari della chiusura dei 400 colpi, l’uomo libero è in un luogo che non è identificabile geograficamente, né mare ne terra con Doinel che interroga la mdp, e con Montag in un fantomatico bosco separato da una distesa acquea dal resto del mondo, dove si susseguono variazioni climatiche suscitate dagli stati d’animo delle persone. Un altro aspetto riuscito del film è la doppia interpretazione di Clarissa e della moglie Linda da parte della stessa attrice, Julie Christie, senza far cadere la narrazione verso una scontata tresca amorosa. Le due donne rappresentano due mondi differenti a cui Montag si rivolge poiché sente di appartenervi senza esserne aderente in pieno. La moglie alienata e condizionabile rappresenta quello che l’uomo è stato fino ad allora. Clarissa è indipendente e matura, ha un pensiero controcorrente e Montag che si riconosce in lei sviluppa la sua nuova consapevolezza attraverso i libri che entrambi leggono di nascosto come in un folgorante amour fou. Come sempre il cinema di Truffaut appare semplice ma cela una complessità e un’architettura più profonda, si prendano a d esempio due sequenze che collegano inizio e fine offrendo un’ulteriore chiave di lettura. Il film si apre con una telefonata che mette in fuga un lettore di libri permettendogli di non essere arrestato, prima di scappare addenterà una mela. Nella sequenza finale nel bosco che riunisce tutti i cosiddetti “uomini libro”, Clarissa appare accompagnata da una musica struggente e prima di incontrare Montag addenta una mela strappandola di mano ad un uomo. Se da una parte può essere compiuto il senso del racconto con gli uomini che memorizzano i libri, salvandoli dalla distruzione per tramandarli oralmente ad altri, la sensazione che si percepisce è anche di irrefrenabile tristezza e solitudine, quasi di incomunicabilità con le persone confinate nel proprio mondo che si ripetono il testo preferito. Che quel morso vitale della mela non sia anche un tentativo di riportare al piano terreno le tematiche più evidenti del film? La cultura e il sapere non sono il fine ma il mezzo attraverso il quale perseguire una felicità piena e agognata dall’essere umano sembra dire Truffaut, e che ogni momento della vita è buono per applicare ciò che s’impara da un libro, dalla strada, da uno sguardo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati