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Le vie della città

Regia di Rouben Mamoulian vedi scheda film

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Stefano L

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La recensione su Le vie della città

di Stefano L
9 stelle

Risultati immagini per City Streets 1931

 

Acclamato dalla critica come una delle migliori opere del 1931, “City Streets” è stato gangster-movie rimarchevole nell’epoca in cui prese piede l'audio diegetico. Questo lavoro del georgiano Rouben Mamoulian aveva effettivamente tutte le carte in regola per catturare il pubblico: un ritmo sostenuto, un cast affiatato e un làuto comparto tecnico sono degli elementi inestimabili, evidenti all'istante. In particolare balzano all'occhio la notevole perizia registica e una prospettiva orientata ad alcune opzioni stilistiche che plasmano la prassi ordinaria delle riprese notturne, fomentando un’atmosfera fosca e penetrante delle strade urbane, armonizzata da sontuose dissolvenze, inquadrature pungenti e scafate allusioni simboliche legate al pernicioso proibizionismo. Mamoulian muove le briglie di un coriaceo thriller mantenendo leggerezza e nel contempo un impiego intelligente di luci ed ombre, uno humor sottopelle calibrato con attenzione, un pregevole controllo dell’impianto scenico. Le modalità espressive attinenti al cinema muto vengono invero manifestate con dinamismo e diligenza nell’allestimento del panorama, e molte delle sequenze romantiche vibrano di un poeticismo visivo tipico della settima arte priva di parola; aspetti ravvisabili nella recitazione brillante (la quale intensifica il carisma degli attori con il fascino delle pose e delle eleganti movenze), negli embricati, ammalianti contrasti in bianco e nero della splendida cosmesi, nel montaggio ammirevole. Nell’odissea criminale i sentimenti delle figure umane spaziano da atteggiamenti mendaci ed ambigui ad attimi di sofferente agnizione, senza sfiancare con turning point forzati o irritanti contradditorietà della scrittura. Portentosa la presenza dello stentoreo ed energico Gary Cooper (“The Kid”), coinvolto progressivamente e contro il suo volere nei traffici illeciti e nelle faccende sporche del tessuto delinquenziale metropolitano; ragguardevole l’eloquente performance di Sylvia Sidney, spalla convincente ed arguta nella suadente chimica col protagonista, oltre che donna attraente dai raffinati, delicati lineamenti. Più sulle righe si mostrano invece Paul Lukas (Big Fellow Maskal), Guy Kibbee (Pop Cooley) e la femme fatale immancabile: Wynne Gibson (Agnes), dama seducente ma dall’attitudine prevedibile. Assieme al classico “Little Caesar”, “City Streets” è stata altresì la prima pellicola (in quanto era il periodo iniziale dei lungometraggi sonorizzati) ove venivano pronunciati esplicitamente termini quali “mob” e “racket”, nonché trattate tematiche sociali scottanti: la battaglia tra i sessi, la violenza irrefrenabile per il predominio delle bande nelle città, l’inarrestabile, virulento profluvio vizioso/immorale/delittuoso di una comunità logorata in seguito ai patemi affrontati nel corso della crisi del '29. E pur non lesinando l’efficacia e la fluida scorrevolezza della storia, la vicenda assume dei toni maggiormente ampollosi quando comincia a carburare, per poi concludersi, ciò nonostante, con un vigoroso finale al cardiopalma. Un ottimo noir, ancora oggi godibilissimo.

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