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Sierra Charriba

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sierra Charriba

di maso
9 stelle

 

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Opera di rottura scaturita dal geniaccio alcolizzato di Sam Pekimpah, nel senso che per realizzarla ha rotto le scatole un po' ovunque fra la produzione e i messicani autoctoni dei luoghi di ripresa che erano dei soggetti dal coltello facile: si narra di scazzottate nelle bettole e scorribande nei bordelli durante la lavorazione con il tasso alcolico quasi sempre sopra il limite massimo consentito, Richard Harris al pari del suo regista schiantava cicchetti di tequila dal tramonto all'alba suscitando le ire della sua controparte Charlton Heston, pignolo e professionale fino alla nausea si scontrò a più riprese con il suo rivale irlandese che da par suo gongolava nell'irritarlo con scherzi e ritardi sul set.

Insomma la storia del making of di Sierra Charriba è avventurosa come quella narrata nel film stesso e i produttori si avventarono come pantere sul materiale filmato che lo zio Sam aveva montato in una versione notevolmente più lunga dalla quale aveva già dovuto accantonare delle sequenze incomplete per i tagli imposti dai finanziatori, il salvatore della patria Heston si decurtò il salario per permettere di completare queste sequenze ma ottenne solo di vedere meno soldi di quelli che gli spettavano e il film uscì in una versione di appena due ore che gira in VHS e in TV da un secolo in cui molti dei passaggi narrativi sono dei veri e propri buchi riempiti dalle parole dei protagonisti.

La nuova versione reintegra un po' delle scene perdute ma non colma le voragini, devo comunque dire che la prima volta che lo vidi mi divertii molto e non notai i difetti che la travagliata fase di montaggio aveva causato.

Il vero mucchio selvaggio di Pekimpah è quello formato dal maggiore Dundee per dare la caccia all'indiano mezzo sangue Sierra Charriba che tiene in scacco ranch e villaggi a cavallo fra il confine con il Texas e il Nuovo Messico flagellati dalle razzie del suo plotone di pelle rossa che colpisce senza pietà e senza fare prigionieri se non i bambini che diventeranno a loro volta guerrieri.

L'ennesima scorribanda degli uomini di Charriba ha sterminato gli occupanti di una intera fattoria compresa una guarnigione di giacche blu il cui unico superstite è il giovane trombettiere che riporta i fatti a Fort Benlin dove il maggiore Dundee gestisce la prigione e l’esercito nordista con polso rigido.

Charriba ha rapito anche due bambini ed è per questo che il maggiore Dundee decide di mettersi in caccia del sanguinoso indiano e sterminare la sua banda una volta per tutte.

La prima parte del film che ricopre una buona mezz’ora descrive i caratteri del plotone che Dundee sta formando per l’impresa a cominciare dai sudisti agli ordini del capitano Tyreen e nella versione restaurata ci è concesso di vedere la sua cattura dopo un tentativo di fuga da Fort Benlin.

La tensione fra Heston e Harris favorisce la resa sulla pellicola in cui il nordista sottomette al suo volere il sudista che una volta era suo amico ma ora è soltanto un ribelle che può scampare alla forca promettendogli obbedienza finché Charriba non sarà morto o catturato, dai dialoghi emerge anche un fattaccio commesso da Dundee che lo ha confinato a dirigere un forte prigione ai confini degli stati confederati prefigurando un flashback chiarificatore che non fu mai girato e non verrà nemmeno spiegato nel corso del racconto.

Il preambolo che introduce la partenza del gruppo disomogeneo composto da Dundee è molto divertente e Pekimpah presenta in maniera alquanto ironica i membri del plotone scelto da Dundee che si rivela un leader spigoloso e per niente simpatico soprattutto con il sergente Grant che Jim Hutton caratterizza con una ingenuità e una goffaggine che stemperano spesso la flemma autoritaria del suo superiore.

La caccia a Charriba è una rincorsa fra le praterie e le montagne in cui vari episodi si intersecano fra le cavalcate e i bivacchi e fra questi spiccano il ferimento del protagonista ad una gamba che lo relega per lungo tempo in un pueblo messicano dove fiumi di alcool lo portano quasi al degrado psicofisico e lo scontro con l’esercito francese che diventerà il secondo nemico del plotone variegato condotto da Dundee fino ad un finale in cui lo scontro fra le due fazioni doveva concludersi con lo sterminio totale ma la produzione impose il riscatto e la vittoria di Dundee con il sacrificio e la redenzione di Tyreen come ultimo colpo di scena

Bellissimo sul piano cromatico ed avvincente su quello narrativo è il film dello zio Sam più divertente e meno crepuscolare ma anche quello che risente maggiormente delle grane produttive tanto che in molti compreso il regista ritengono sia il suo capolavoro mancato proprio perché è molto bello nonostante gli evidenti buchi narrativi sbrogliati solo in parte come detto nel DVD che include negli extra anche scene incomplete come un violento scontro privo del sonoro fra Mario Adorf e James Coburn

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