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Inseparabili

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Inseparabili

di FABIO1971
10 stelle

Il capolavoro assoluto tra gli incubi più angoscianti di David Cronenberg, oltre che una delle vette più malate dell'intero cinema degli anni Ottanta. Inquietante sin dal prologo, disturbante, sorretto dai lampi di una maestria stilistica che proprio con Inseparabili trova la sua definitiva celebrazione: uno stile di insostenibile dilatazione e densità dei tempi narrativi, una messinscena dalle atmosfere malsane e dalla tensione opprimente, uno sguardo devastante a scrutare la carnalità violata dell'uomo e le conseguenze delle aberranti mutilazioni, sia psicologiche che fisiche, che infligge ai suoi tormentati personaggi. Il Male che scorre nelle loro vene è, oltre tutto, un Male infetto ed infettante, sottolinea nel suo cinema il regista canadese, che nelle visionarie perversioni dei suoi macabri deliri trasferisce fobìe e deviazioni mentali di massa, travolgendone con chirurgiche e dolenti geometrie la patina di moralismo e trasfigurandole nelle efferatezze dell'horror, di cui rimane insuperabile e sottile maestro. La sceneggiatura di Cronenberg e Norman Snider, ispirata dalle vicende di due personaggi reali (i gemelli Stewart e Cyrus Marcus, morti in seguito ad una crisi d'astinenza da barbiturici) descritte nel romanzo Twins (1977) di Bari Wood e Jack Geasland, è un disperato viaggio nella follia in cui due fratelli gemelli, Beverly e Elliot Mantle (entrambi impersonati da un Jeremy Irons sublime nell'interpretazione più memorabile della sua carriera), ginecologi di fama nell'ospedale di Toronto, precipitano nel momento in cui, dopo una vita in cui hanno condiviso tutto (lavoro, famiglia, gloria e onori), si ritrovano di fronte all'eventualità di una separazione: Beverly, infatti, si innamora di Claire (Geneviève Bujold), una loro paziente, e non è più intenzionato a condividere con il fratello le emozioni che si scatenano nel suo animo. Dal carattere speculare (tanto l'uno appare cinico ed estroverso, tanto l'altro sembra riflessivo e più timido), Elliot e Beverly, affermati, ricchi, potenti, davanti alla Claire giunta a minarne la purezza del legame di sangue, crollano in una perversa e vorticosa spirale di autodistruzione. Alla smagliante veste spettacolare del film, incastonata tra la magistrale fotografia di Peter Suschitzky e le suggestioni della colonna sonora di Howard Shore, contribuiscono, poi, la dirompente maestria tecnica degli effetti speciali (con la straordinaria perizia nell'uso degli split screen), la cura quasi morbosa dei dettagli (dai titoli di testa al fascino malsano degli speciali strumenti ginecologici, ad esempio), la plasticità simbolica dei colori (con quegli scintillanti lampi di rosso). Un'opera conturbante, vitalissima nel suo sconvolgente rigore.

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