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Il salario della paura

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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GIMON 82

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il salario della paura

di GIMON 82
10 stelle

Um film "minore" nella carriera di Friedkin,dopo gli oscar e il successo del "Braccio violento della legge" e "L'esorcista",William si lancia nell' impresa donchisciottesca di girare un remake del film di Clouzot del 1952 "Vite vendute".Tra il caldo torrenziale del centroamerica e la rigogliosa giungla,il regista di Chicago s'infuria durante le riprese,tra scatti d'ira e licenziamenti coatti di collaboratori e aiuti di regia,tanto che Roy Scheider fu "promosso" regista di seconda unita'.Tra sforamenti di budget e uscite in "concomitanza" con cult come "Guerre stellari",il "Salario" di Friedkin fu un fiasco clamoroso,un flop carrieristico che segnera' una sorta di "declino" artistico di un regista duro e crudo,diretto e senza sconti,in film dal nichilismo naturale.Ho voluto vedere questo film con trepidazione e sana curiosita',dato il mio amore incondizionato per Friedkin e sopratutto dopo averne letto le "succose" controversie durante la lavorazione.Un paese del centroamerica indefinito,oasi di rifugiati e latitanti s'incontrano i destini di 4 uomini,un ex nazista,un terrorista arabo,un truffatore francese e un rapinatore americano.Quattro personaggi alla deriva,uomini tanto cari al cinema dal furore animale e pessimista qual'e quello di Friedkin.Un "paradiso" centroamericano alla puzza di petrolio a stelle e strisce,dove nazionalisti esaltati mettono bombe distruggenti il lavoro dell'oro nero.

Friedkin usa i campi lunghi dal principio,entrando a Vera Cruz,Gerusalemme,Parigi e Chicago,presentandoci i misfatti di "eroi" all'incontrario,"fuggitivi" della legge, ritrovatisi prigionieri di se stessi.Poi c'è il centroamerica anticapitalistico e antiamericano almeno sulla facciata,il resto è teatro di un amministrazione fantoccio, corrotta e filoamericana.La rappresentazione di un oasi mascherante vite miserabili è resa da Friedkin un luogo ruspante, pullulante di indios miserabili,aggrappati ai pozzi americani dove i codici vitali sono inversi al codice etico,dove l'ignoranza del popolo è il pane quotidiano nutrito dallo stato corrotto.I 4 "eroi" ci stanno "bene" in un contesto simile,travestiti da centroamericani dal lavoro fittizzio e improvvisato.Per poter fuggire da un simile scatafascio,i 4 accettano una missione suicida: trasportare per conto dell'"amministrazione" del paese un carico di nitroglicerina dallo scoppio facile.Tutto questo con 2 camion obsoleti,in mezzo ad una giungla dissestata e impervia,un incarico  kamikaze per sfuggire ad una morte certa, correndo contro la vita stessa.....Il salario di Friedkin è cosi', un'avventura tesa e mutevole,dove i protagonisti sono prigionieri di se stessi e del destino avverso,uomini dipinti da William come chi ha perso tutto e si lancia nella disperazione.Il tocco personale del regista c'è e si vede tutto,in una messa in scena cruda e progressiva,nella violenza fisica e psicologica di figure avverse tra loro,dove la "solidarieta'" è solo un viatico per uscire vivi dall'inferno.

Opera anticonvenzionale negli schemi,dove la natura circostante diviene il nemico dell'uomo,dove pioggia e querce secolari sono i mostri,dove i predoni sono appostati per farti la pelle.Un film sottovaluto ed intimo,da recuperare assolutamente per la spirale di un destino crudo e avvolgente.

La regia usa infatti la cinepresa a largo raggio,dove la giungla è un inferno amaro e ostico da superare.I protagonisti sono bravi nel compito di disperati alla ricerca di una "liberta'" condizionata,emerge su di tutti il rapinatore Roy Scheider,unico superstite nell'avversita' di un cataclisma umano e naturale.Il Friedkin di stampo "esotico" mi è piaciuto,nella forma pragmatica e rigorosa,una regia molto personale e diretta che difetta solo nell'approfondimento dei personaggi e del loro rapporto.Ma non stiamo qui a cercare il pelo nell'uovo,film come questo è cinema "maschio" dove conta  il vigore nudo e realistico della storia,qui la psicologia non fa la differenza,la sopravvivenza è affidata ad un ingegno "animale",al vigore fisico,quello che Friedkin riesce a ritrarre in un alchimia anafettiva tra le quattro figure.Cinema d'intrattenimento di altri tempi,dove la location ci trasportava nell'inferno dei personaggi,quando la chimica della storia era pura e naturale e senza un inutile "artefazione",Friedkin era forse il massimo rappresentante del cinema duro e crudo  e il recente "Killer Joe" lo ha dimostrato in modo esaltante.....

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