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Okja

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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Tiaz gasolio

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La recensione su Okja

di Tiaz gasolio
3 stelle

Okja – La Recessione.
Sono passati ormai decenni da quando le mani della vostra nonna, quelle che preparavano succulenti manicaretti e vi accarezzavano nei momenti di sconforto, erano anche le stesse che accoppavano e squartavano il povero coniglietto cresciuto con tanto amore in cortile, il tutto ovviamente sotto i vostri occhi di ragazzino innocente. Tempi in cui agli animali veniva dato il giusto rispetto, prima che l'era dell'informazione trasformasse buona parte della popolazione in animalisti da combattimento, sempre pronti a difendere i diritti degli animali dai loro comodi salotti, nelle pause tra un cinepanettone e un video su Youporn. Vuoi mica che i produttori di Netflix si perdessero la succulenta occasione di riempirsi il portafoglio e di aumentare il bacino di utenza con i soldi provenienti da questa nuova categoria; per questo nel 2017 hanno sfornato Okja, un lungometraggio che parla dell'epopea di un povero super-maiale. Ma partiamo dall'inizio. In un mondo che è come il nostro ma leggermente diverso, buona parte della popolazione ha problemi alimentari e per questo una famosa multinazionale ha deciso di produrre un maiale gigante che mangia poco, caga poco, ma che grazie alle sue dimensioni può produrre molta carne. Non stiamo però parlando della storia fantascientifica di una multinazionale che ha sconfitto la fame del mondo, perché sappiamo bene che le multinazionali sono cattive e per questo, al posto di creare un insaccato vivente col cervello di un pollo handicappato, brutto, senza zampe per scappare, pronto giusto al macello, hanno invece creato un ippopotamone tenerone che ovviamente ha praticamente un'intelligenza umana. Non contenti, come operazione di marketing hanno selezionato degli allevatori di tutto il mondo per crescere tot esemplari in maniera del tutto naturale, omettendo il fatto che siano animali creati in laboratorio, e promettendo un premio al miglior allevatore che in dieci anni avrebbe tirato su il miglior maiale. L' Allevatore Coreano che vive solo in posto sperduto tra le montagne (e che non si sa per quale motivo non alleva un cazzo di altri animali) ha una dolce nipotina che, orfana, come la maggior parte degli adolescenti asiatici nei film, è cresciuta e si è affezionata molto al maialone dallo sguardo tenero che ovviamente ricambia il suo affetto come nelle peggiori favole da quattro soldi. Indovinate un po'? La multinazionale superstronza già padrona di migliaia di super maiali la lascerà in pace, oppure rovinerà la vita di questa bambina portandole via la bestia solo per rompere il cazzo e crearsi una reputazione di merda? Secondo voi? Figuriamoci se le multinazionali sono guidate da persone con buonsenso; per questo sequestrano il maialone fottendosene delle conseguenze. Meno male che ci viene ribadito più volte che la pianificazione dell'operazione è decennale, perché se la facevano in poco tempo probabilmente portavano i maialoni ad amazzare direttamente negli asili in modo da non turbare nessuno. Ma potrà una bambina salvare il suo maiale tutta da sola? Ovviamente no, per questo ci sono i paladini dell'Animal Liberation Front (fronte di liberazione animale) che, con metodi non violenti e mangiando solo verdure, si occupano di liberare le povere bestie per smascherare le macchinazioni della multinazionale. Ci vengono mostrati come un gruppo di "raga" alternativi che, cioè, loro non ci stanno a questa storia e quindi, figa, grazie al potere del popolo che cambia l'opinione delle masse si sbattono per la causa. In pratica un gruppo di imbecilli che al posto di battersi per la salvaguardia dell'ambiente e degli animali nel loro habitat ha deciso di occuparsi proprio della bestia creata in laboratorio per sfamare il mondo. Un po' come dire boicottiamo il medicinale che debella la leucemia perché verrà sperimentato su un povero conoglietto. In un susseguirsi di scene che portano il maialone verso l'esposizione negli USA si avvicendano vari personaggi di rara inutilità. Iniziamo da Jake Gyllenhaal, il volto della campagna pubblicitaria dei cattivoni che si limita a fare il dottore pazzo in alcune scene e ci si chiede come mai una multinazionale affidi le sperimentazione alla stessa persona che declama gli slogan nelle publicità, come se il sig. Amadori finita la publicità si mettesse davvero a fare i ravioli. Segue Tilda Swinton, a cui non viene assegnato un personaggio, ma due, le due sorelle a capo della multinazionale; una scelta che ai fini della trama non ha nessuna utilità, non viene sfrutata se non per far portare due parrucche diverse alla signor/signora Swinton, sforse per sottolineare, male, che chiunque guidi una multinazionale può essere una brava stronza oppure una grande stronza, ma sempre di pigne di merda stiamo parlando. Tra la manciata di comprimari inutili abbiamo anche Giancarlo Esposito che spicca tra tutti per aver interpretato il mitico Gus in Breaking Bad ma che in questo film interpreta un inutilissimo funzionario che non avrà alcun peso ai fini della trama se non quello di fare nome sul cartellone. Dopo un altro po' di sballottamento con il maiale (dove l'A.L.F. si dimostra sempre come il gruppo di ragazzi che “non ci sta” e che pur facendo le cose a cazzo di cane ha infiltrati ad ogni livello della società che si contraddisguono per la contraddizone tra parole ed azioni), passano sullo schermo altre assurdità quali lo stupro del maialone da parte di un altro maialone giusto per dimostare che anche tra gli animali c'è l'amore prima del sesso, non sono mica bestie che vanno in calore e si accoppiano per istinto, anche loro hanno dei sentimenti e preferiscono farsi coprire dal maialone del loro cuore; o anche l'atteggiamento assurdo della popolazione di fronte alla presentazione del concorso "Il maialone più bello", che viene accolto come un evento in stile mondiali di calcio, come se al cittadino medio potesse fottere qualcosa del maiale gigante più premiato. In conclusione Okja è una pellicola studiata per tutte quelle persone che mettono il vestitino al cagnolino e tentano di farsi chiamare mamma o papà dai loro aniamali domestici, una pellicola per tutte quelle persone che si inteneriscno alla vista di Berlusconi che allatta un agnellino. Una pellicola che non mostra i maltrattamenti sugli animali, ma se ne inventa uno nuovo in modo che le coscienze di tutti non siano smosse troppo dalla vista di un animale noto che muore miseramente per sfamare il prossimo e possano continuare a comprare carne dai supermercati senza chiedersi come è arrivata lì e da dove arriva.
per insulti anche non costruttivi.
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