Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
Al termine della visione di "Milano calibro 9" si ha l'impressione di aver finito di leggere un libro più che un film. La sceneggiatura (curata dal regista) è il punto di forza del film, la cui vicenda procede ritmata fino all'incredibile finale, capolavoro non a caso di scrittura prima che di cinema; anche i dialoghi (su tutti quello di Pistilli) sono mordenti ed efficaci. Ciò non toglie che la regia di Di Leo, grezza ma funzionale, assume una propria peculiarità che farà scuola negli anni a venire: molti registi che si cimenteranno (grosso modo) con lo stesso genere ruberanno sfacciatamente lo stile "dileiano". Altra colonna di questo stile è la recitazione, che si spoglia di qualsivoglia ricercatezza affidando alle espressioni facciali degli attori tutta l'emotività (basti pensare al protagonista, che praticamente non cambia mai espressione per tutta la durata del film ma riesce comunque a trasmettere la giusta dose di carisma). Oltre al già citato finale, la scena più cult è quella di Barbara Bouchet che si esibisce in un ballo rovente; raramente mi è capitato di assistere ad una sequenza più seducente.
Da vedere.
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