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I professionisti

Regia di Richard Brooks vedi scheda film

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La recensione su I professionisti

di hupp2000
8 stelle

Uno dei migliori western americani prima che "C'era una volta il West" desse la spallata definitiva al genere.

Impeccabile western firmato da un innegabile professionista (appunto) quale fu Richard Brooks, che a questo genere dedicò solo tre pellicole, tutte di alto livello. Qui, siamo alla vigilia del colpo di grazia che ai cosiddetti film di cowboys verrà sferrato da Sergio Leone con “C’era una volta il West”. “I professionisti” mi sembra essere uno degli ultimi ruggiti del western hoolywoodiano classico.

 

Per questo suo magnifico affresco, Richard Brooks si avvale di uno stuolo di grandi nomi, da Lee Marvin a Robert Ryan, passando per Woody Strode, Burt Lancaster e Jack Palance, senza dimenticare Claudia Cardinale, chiamata ad una specie di prova generale prima della sua storica interpretazione nel succitato capolavoro di Sergio Leone.

 

Spettacolarità, colpi di scena, ritmo crescente e inarrestabile, tensione e scene travolgenti punteggiano l’intera vicenda, inchiodando alla poltrona lo spettatore fino all’ultimo minuto, con un finale a dir poco inatteso. Tra i sei attori che ho citato, spiccano secondo me Lee Marvin per l’autorevolezza granitica che il ruolo gli impone e Woody Strode (altra figura voluta da Sergio Leone nell’indimenticabile incipit di “C’era una volta il West”), personaggio di poche parole, ma impagabile nelle scene in cui maneggia arco e frecce. Robert Ryan, per quanto convincente come sempre, manca forse un po’ di grinta rispetto ai suoi comprimari, mentre Burt Lancaster mi  è sembrato l’unico elemento non sufficientemente ruvido della compagine. Le mie sono ovviamente  valutazioni del tutto personali e soggettive. Splendido mi è parso invece il personaggio di Jesus Raza, un Jack Palance sorprendentemente credibile nel ruolo di un rivoluzionario messicano, il “cattivo” che si rivela figura positiva e la cui importanza appare solo nella parte finale. A tale proposito, si è parlato a più riprese dei contenuti politici del film, contenuti certamente presenti, ma considerarli centrali mi sembra un po’ eccessivo. Alcuni scambi di battute sul significato della parola “rivoluzione”  e, tra le righe, sull’imperialismo statiunitense effettivamente ci sono, ma è filosofia leggermente all’acqua di rose, per nulla prevalente sulla concretezza delle vicissitudini del racconto e l’incessante incalzare dell’azione. Inevitabile a questo punto un ultimo accostamento a Sergio Leone. Una manciata di anni dopo, uscirà “Giù la testa”, da tutti considerato il film più politico del regista italiano. Anche in questo caso, la politica è senza dubbio evocata, ma non è tale da determinare la riuscita dell’opera.  Le analogie più significative con “I professionisti” non mancano, ma sono a parer mio di altra natura, a cominciare dall’ambientazione sul confine tra Messico e Stati Uniti, per non parlare dell’uso della dinamite, del ruolo della ferrovia e della comparsa delle prime automobili. Sono convinto che il grande Sergio avesse ben presente questa perla del cinema western. Buona la colonna sonora firmata da Maurice Jarre, me se poi si pensa ad Ennio Morricone…

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