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La grande guerra

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su La grande guerra

di marcopolo30
10 stelle

Meraviglioso manifesto antimilitarista firmato Mario Monicelli, capace con immenso eclettismo di raccontare una storia atrocemente drammatica usando però toni da commedia. Impagabili gli interpreti Vittorio Gassman e Alberto Sordi.

Al pari di milioni di giovani d'ogni dove della sua generazione, anche mio nonno paterno prese parte alla seconda guerra mondiale. Contrariamente però alla miriade di 'amarcord' ascoltati durante infanzia e prima giovinezza da molti altri ex combattenti, partigiani e financo semplici 'spettatori', quelli di mio nonno avevano per me un fascino unico, e non perché fossero di mio nonno ma per una ragione ben più oggettiva: erano racconti di gesta -le sue- che più lontane dal concetto classico di eroismo, patriottismo, nazionalismo (per non menzionare 'fascismo') non potevano proprio cadere. Erano le avventure di un uomo libero e intelligente (e padre di famiglia) ritrovatosi non certo per scelta nella belluina condizione 'ammazza o muori', condizione alla quale riuscì a sottrarsi sempre con grande ingegno e un po' di culo. Certo, ingegno e dea bendata a parte, mio nonno possedeva una terza qualità che in più di un'occasione gli evitò seri guai con le autorità militari: da civile era di professione carpentiere e, arruolato conseguentemente nel Genio, in guerra serviva come il pane e piuttosto che gettarlo per punizione nei mattatoi umani di El Alamein o Stalingrado, i suoi superiori preferironosempre -per sua buona fortuna- guardare altrove. Ieri sera, dopo pochi fotogrammi di “La grande guerra”, opera a cui sono giunto con uno spaventoso ritardo, mi son tornate alla mente quelle storie di nonno Giovanni. Èun'altra guerra, d'accordo, ma le avventure dei due picari Oreste Jacovacci Giovanni Busacca, magistralmente interpretati dai mostri sacri Vittorio Gassman e Alberto Sordi, vanno esattamente nella medesima direzione, quella di tornare a casa il più presto possibile vivi, integri e possibilmente senza aver nemmeno dovuto far fuori qualcuno perché abbigliato con colori diversi dai propri. Mario Monicelli dimostra con quest'opera di essere uno dei più grandi registi cinematografici di sempre, capace con gran eclettismo di raccontare una storia atrocemente drammatica usando però toni da commedia. E i geniali autori capaci di tanto si contano sulle dita della mano di un monco. Lo aiutano senza dubbio l'ottima sceneggiatura scritta dallo stesso Monicelli insieme ad Age, Scarpelli e Luciano Vincenzoni, le straordinarie musiche composte dal solito grande Nino Rota, e le già menzionate interpretazioni di Gassman e Sordi (più Silvana Mangano e uno stuolo di ottimi caratteristi del calibro di Romolo Valli, Folco Lulli, Tiberio Murgia e una lunga lista di eccetera). Alla prima uscita a Venezia, l'anteprima cioè riservata allla critica, il film venne accolto in maniera piuttosto fredda, ma nella vera prima (quella cioè con pubblico pagante) fu un tripudio tale che costrinse alla fine la giuria ad assegnargli il Leone d'oro. Il film ottenne anche la nomination all'Oscar, dove perse da “Orfeo Negro” di Camus, e ai botteghini fece faville. Una delle battute più causticamente azzeccate dell'intero film viene pronunciata da Sordi in direzione di un infante: “Beato te che sei del '16, così non dovrai fare guerre”. L'avessero detta a mio nonno da piccolo, chissà che ne avrebbe pensato di tale frase, con indosso l'uniforme del Regio Esercito in quella triste alba degli anni '40!

 

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