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La grande guerra

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La grande guerra

di axe
9 stelle

Nel 1916, il milanese Giovanni Busacca ed il romano Oreste Jacovacci sono inviati a combattere contro l'Austria, nel contesto bellico della Prima Guerra Mondiale. I due personaggi condividono i travagli delle truppe italiane impegnate nell'Italia Nord-Orientale, e, nonostante il fortissimo desiderio di sopravvivere, una fine da eroi. Eccezionale film di Mario Monicelli, amaro nonostante prevalgano toni da commedia, racconta con spirito estremamente critico la condizione dei soldati italiani nella "Grande Guerra", avvalendosi delle ottime prestazioni attoriali di Vittorio Gassman ed Alberto Sordi. Essi vestono i panni di personaggi molto diversi tra loro; l'attore romano offre personalità e dialetto ad Oreste; inizialmente assegnato ad un ospedale militare ben lontano dal fronte, l'uomo finisce in prima linea dove ritrova Giovanni (Vittorio Gassman); non è felice di rivederlo poichè aveva precedentemente promesso al milanese di farlo riformare, ben sapendo di non averne la possibilità. Oreste è un pavido; non fa nulla per nasconderlo ed anzi utilizza ogni espediente per evitare i guai peggiori; tenta di migliorare la propria condizione attraverso piccole furberie. Non ha alcun interesse ideologico nello sviluppo della guerra, teme il nemico austriaco e teme anche ... l'esercito amico, per i rischi che corre con esso. Ben diverso è Giovanni, un idealista. Il suo rifiuto della guerra è legato ad idee vagamente anarchiche. Considera il conflitto un inutile massacro voluto dai padroni e ritiene gli austriaci "fratelli in armi" vestiti con un'altra divisa. I due protagonisti non sono che due gocce nel mare; la quasi totalità dei loro commilitoni - ne incontrano sempre di diversi, spostandosi in vari punti del fronte - pur ognuno con le proprie peculiarità, non sembra pensarla diversamente. Tra gli ufficiali, alcuni paiono consapevoli delle difficili condizioni della truppa, e solidarizzano con essa; altri ancora, anch'essi ben edotti di ciò, se ne disinteressano; altri, infine, vivono da imboscati. Questa varietà umana è rappresentata da una pluralità di dialetti. Il regista, con coraggio, evidenzia tanti aspetti della vita sul fronte oggi ben documentati, una sessantina di anni fa certamente molto meno. La cattiva qualità del rancio, il freddo, la fame, la sporcizia, lo scarso valore attribuito alla vita umana, l'ignoranza ed il disinteresse dei combattenti verso i motivi della guerra sono connotati che cozzano con una lettura retoricamente patriottica di quegli anni e quegli eventi. Incardinata all'interno della vicenda principale è una storia d'amore tra Giovanni e la prostituta Costantina, interpretata da Silvana Mangano, il cui personaggio esprime voglia di vivere, nonostante le difficoltà; non tanto per ella stessa, quanto per il figlio ancora neonato - il quale, secondo le ottimistiche quanto fallaci previsioni di Oreste, essendo nato nel 1916, non avrebbe dovuto conoscere più guerre - simbolo di speranza per il futuro. L'epilogo non è favorevole ai due protagonisti; un ennesimo atto di "sopravvivenza" li porta tra le mani di un ufficiale austriaco, che commette l'errore di sbeffeggiarli. Recuperato l'amor proprio, gli "eroi per caso" gli negano informazioni fondamentali per la riuscita di un'operazione, venendo per ciò passati per le armi. Dopo un vittorioso contrattacco italiano, essendo irreperibili, i due sono dati per imboscati. Chissà a quanti "Giovanni" e "Oreste" toccò una medesima, tristemente ironica, sorte, nel caos di quel contesto. Il ritmo del film non è sostenuto, e la narrazione è frammentata. Le tante piccole e grandi disavventure, a volte tragicomiche, a volte semplicemente tragiche, che vivono i personaggi, consentono, nella loro varietà, di cogliere tutte le argomentazioni che il regista intende trasmettere. Per quanto ne so, la realtà storica è stata rispettata; la sceneggiatura fa riferimento a molti dettagli dell'attualità e della cultura popolare dell'epoca. Alcune piccole stonature : la scritta visibile sulla casa diroccata nella concitata fase conclusiva dovrebbe essere stata tracciata durante la "Battaglia del Solstizio" nel giugno 1918; ho dei dubbi circa il realismo delle divise nemiche. Un film "corale" per una tragedia "corale", raccontata con l'arguzia e l'espressività, certamente non "patinata" di Mario Monicelli, il cui impegno nell'esposizione di verità taciute è pari a quello speso da Alberto Sordi e Vittorio Gassman nell'interpretare "persone qualunque" mentre lottano per preservare la loro vita e la loro umanità nel tritacarne bellico.

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