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I soliti ignoti

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I soliti ignoti

di axe
8 stelle

Alcuni malviventi di mezza tacca ottengono informazioni circa il facile accesso ad un locale del banco dei pegni di Roma, il quale ospita una cassaforte presumibilmente zeppa di valori. Architettano un piano per raggiungere e scassinare la cassaforte, senza trascurare alcun dettaglio, ed affrontano le tante difficoltà che via via li ostacolano; ma l'imprevisto è sempre in agguato. Ho letto che questo film di Mario Monicelli del 1958 è una pietra miliare del cinema, italiano e non; pur non essendo un conoscitore di questo genere di opere, posso scrivere di aver colto alcuni dettagli interessanti. L'ambientazione del film è molto "popolare". Gran parte dei protagonisti - l'anziano "Capannelle", il siciliano "Ferribotte", il pugile Peppe, l'orfano Mario, il fotografo Tiberio, Cosimo, il quale è escluso dall'operazione dopo averla resa possibile, vivono di piccola delinquenza o comunque espedienti al limite della legalità. La loro indole non è malvagia e si ha l'impressione che non vivano ai "margini" per scelta - a parte quella di non lavorare - bensì perchè costretti dai casi della vita. E' infatti gente dal passato difficile, cresciua in un ambiente di basso proletariato con le sue regole e consuetudini. In questo sottobosco agiscono personaggi come Dante Cruciani, che dà lezioni di scasso avendo cura di non farsi trovare in città nel giorno del colpo; si finisce per conoscere il codice penale meglio degli svogliati avvocati cui si chiede la difesa; si è abituati ad entrare ed uscire dal carcere. La vicenda si svolge in una Roma ricca di contrasti, nella quale elementi di attualità (per l'epoca) ed opulenza - alti e ben curati palazzi, larghe strade piene di vetture - sono affiancati da simboli di degrado e vetustà, quali baracche o condomini popolari simili ad alveari. Quest'ambientazione è in grado di spiazzare lo spettatore, che può percepire il dilagare della modernità come una forza cieca in grado di annichilire i legami con le proprie origini e tradizioni. Le storie di diversi personaggi sono, infatti, legate a connotati "regionalistici", destinati a sfumare. Il siciliano "Ferribotte", geloso nei confronti della bella sorella Carmela, finisce per accettare ch'ella sia corteggiata da Mario. La giovane Nicoletta esibisce con orgoglio la propria appartenenza ad una altolocata famiglia da settentrionale, finchè è costretta ad ammettere che - nonostante ciò - a Roma lavora come domestica. Un contesto sociale e territoriale che facilmente si dimentica dei suoi figli più sfortunati, per i quali non c'è speranza. L'evoluzione della storia, infatti, non premia i "soliti ignoti". L'aver trascurato un dettaglio porta al fallimento del loro piano. Compreso che non avranno altre possibilità, si consolano saziandosi - si trovano, quanto meno, in un luogo pieno di cibo - e successivamente vanno ognuno per la propria strada. Tra i molti attori di rilievo, Marcello Mastroianni - il fotografo Tiberio, con la moglie in carcere ed un figlietto a carico - Vittorio Gassman - il pugile Peppe, balbuziente e dall'espressione stolida - Memmo Carotenuto - il verace Cosimo - Carlo Pisacane - l'anziano "Capannelle". Compaiono anche Totò, nei panni del maestro di scasso Cruciani, Claudia Cardinale - Carmela - ed Elena Fabrizi (la Sora Lella). La caratterizzazione, sostenuta dal buon livello della recitazione, di questi personaggi come perfetti "perdenti", unitamente alla complessità del loro progetto lascia sin dall'inizio presagire quale sarà la conclusione. Pertanto la tensione non sale. Il regista, tuttavia, impone al racconto un ritmo vivace; mostra quasi compiacimento nel coinvolgere i suoi personaggi in disavventure d'ogni genere, causate dalla loro indole, o semplicemente dalla malasorte; pertanto non ci si annoia mai. Non ricordo d'aver visto questo film in passato, ed indubbiamente è stata una perdita. Si ride, ma è un riso amaro, poichè i personaggi ed il contesto sociale eccezionalmente ricostruiti da Mario Monicelli ci ricordano che, nel continuo mutare delle cose, alcuni sono stati travolti e lasciati irrimediabilmente indietro.

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