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Breve incontro

Regia di David Lean vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Breve incontro

di Baliverna
8 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI - E' un bel film sentimentale, solo che non lo è nel senso in cui certe volte si intende il genere, cioè sdolcinato e patetico. Lo è infatti nel senso migliore. E' il racconto di un innamoramento dal punto di vista dell'interiorità, con grande attenzione alle sensazioni e ai sentimenti, anche quelli inespressi e forse inesprimibili. Il regista sa raccontare con delicatezza e sensibilità le fasi della nascita dell'amore nel cuore dei protagonisti: prima la simpatia, poi il desiderio di rivedersi, l'assenso interiore all'amore nascente, la passione divampante... Anzi, a questo proposito ho notato come il film metta in evidenza quali sono le due principali fasi che si passano quando ci si innamora. Il sentimento prima fa capolino e si presenta alla volontà, poi questa, in un momento preciso, è chiamata a dare il suo assenso o il suo rifiuto (la scena al tavolino del bar quando lui insiste per rivederla). Per il primo caso basta lasciarsi andare, per il secondo bisogna andare in salita con una certa fatica. Con un taglio netto tuttavia se ne viene fuori presto. Se però, come fanno i protagonisti, iniziano a frenare e a tornare indietro quando sono proceduti già un bel pezzo sulla strada della passione, allora la retromarcia è estremamente difficoltosa, la sofferenza è enorme, e la passione diventa un male tremendo che si mangia da dentro la loro vita. Quasi sicuramente entrambi ne resteranno feriti per sempre.
Il regista racconta questa storia di adulterio con rispetto e delicatezza, senza secondo me giustificare o condannare i protagonisti, o ancora senza biasimarli per la scelta che fanno alla fine. Ognuno poi può dare i propri giudizi secondo le proprie convinzioni morali, come io ho dato i miei. Il regista, tuttavia, è onesto nel mettere in evidenza la degradazione progressiva della loro vita, tra bugie sotterfugi, e il disprezzo per se stessi che nasce gradualmente in loro (specie in lei). E qui non si tratta di convenzioni sociali né di sovrastrutture morali. In tal modo la felicità per loro è impossibile, come lo sarebbe anche abbandonando le rispettive famiglie. In questo senso la loro scelta finale è secondo me l'unica giusta, benché paghino carissimo il ritardo con cui l'hanno fatta.
La responsabilità per quanto accaduto è certamente anche del marito di lei (e, come si può presumere, della moglie di lui). E' un uomo buono che forse anche ama sua moglie; è però distratto e superficiale, pensa più alle parole crociate che a lei che ha le sue esigenze e la sua interiorità, e il timore di un tradimento non lo sfiora neppure. Lei, poi, di annoia e passa troppo tempo da sola. La distanza e la grossolanità sentimentale dell'uomo sono lo spazio in cui si inserisce l'adulterio della moglie. Comuque è un film ricchissimo di spunti, che è impossibile esaurire qui. Molto bravi i due protagonisti, specie lei. Il regista era destinato a gloriosa carriera.

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