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La fuga

Regia di Delmer Daves vedi scheda film

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La recensione su La fuga

di cherubino
8 stelle

Un film d'eccezione del 1947. È l'unico noir diretto da DELMER DAVES, un regista che ha lasciato il segno soprattutto nel western. Novità: il volto del protagonista HUMPHREY BOGART si vede solo dopo 40 minuti di soggettiva. E per altri venti solo gli occhi. Ma la ventitreenne LAUREN BACALL per fortuna si vede sempre.

 

LA FUGA (1947) 

 

La coppia Bacall - Bogart penso possa essere assunta a simbolo (fulgido) del periodo NOIR del cinema americano in quanto non solo possiamo ammirarla in tre di essi ma soprattutto ebbe quasi esattamente la stessa durata nella vita reale, dal 1944 al 1957.

 

Lauren Bacall, Humphrey Bogart

La fuga (1947): Lauren Bacall, Humphrey Bogart

Un'immagine da "LA FUGA" di Lauren Bacall col suo "unico amore" da quando, diciannovenne, l'aveva conosciuto sul set di "Acque  del sud" (di Hawks) nel 1944: il già famosissimo Humphrey Bogart, di 25 anni più anziano. Coppia affiatatissima fino alla morte di lui nel 1957.

Gli altri tre film girati insieme furono appunto tre noir, questo del '47 preceduto l'anno prima da "Il grande sonno" (ancora di Hawks) e seguito nel '48 da "L'isola di corallo" (di Huston) l'anno dopo.

 Risultati immagini per dark passage film 1947

Locandina da cui si nota come i nomi dei registi fossero indicati ancor più in piccolo dei comprimari. (1)

 

Ieri l'altro ho scelto di vedere per la prima volta "Dark Passage" essenzialmente perchè stupito dal nome del regista, Delmer Daves, che già rientrava nel ristretto gruppo dei miei preferiti di quell'epoca ma il cui nome abbinavo esclusivamente al genere western. Ed infatti, se non sbaglio, fu il suo unico noir, di cui fu anche sceneggiatore, così come per numerose altre pellicole. (2)

 

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                                     (Delmer Daves)

 

 

 

 

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In questo fusto caricato su un autocarro che si sta allontanando dal famigerato carcere c'è Vincent Parry (Bogart). Se ne vedono solo le mani, necessariamente perchè è evaso e deve star nascosto. Ma sarà così ancora per quasi metà del film per scelta di regia: girato in soggettiva per circa quaranta minuti; se ne sentirà la voce ma vedremo quel che vede lui, non quindi il suo volto. E per altri venti minuti se ne vedranno solo gli occhi. Non so se sia un record. (3)

 

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Il fusto di lì a poco traballa e cade dall'autocarro proteggendo Vincent nella discesa lungo una scarpata. Ne esce illeso e le cose gli vanno decisamente bene. Trova prima un riparo poi ottiene un passaggio da un'auto. Peraltro il guidatore ha su di lui dei dubbi (per l’abbigliamento) e poi (dalla radio) certezze. Lo atterra con qualche pugno.

Nel seguito del film lo rivedremo, inaspettatamente. Vi anticipo che si chiama Baker. L'attore è Clifton Young(4)  (ebbe vita breve, dal 1917 al 1951; era apparso sugli schermi già ad otto anni di età).  

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E subito arriva una bella ragazza che stranamente conosce il suo nome - Vincent ne è stupito - e lo fa salire sulla sua auto portandolo rapidamente in salvo (nascosto fra le sue attrezzature da pittrice all’aperto) nonostante il controllo (poco accurato) di un poliziotto distratto evidentemente dalla sua avvenenza.

 

Chi è quella bella ragazza interpretata da Lauren Bacall? Si chiama Irene Jansen. Come mai conosca Vincent e lo porti in salvo, almeno per il momento, nella sua abitazione, glielo spiega subito ed è una di quelle coincidenze che se anche fosse l'unica potrebbe bastare per non ridicolizzare troppo la storia: si trovava per puro caso da quelle parti per dipingere in aperta campagna e l'ha riconosciuto in quanto ha seguito il suo processo essendo Vincent accusato di un omicidio e poi condannato ma a suo parere ingiustamente come era accaduto al padre di lei.

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Questo signore è un trombettista, l'unico amico di Vincent che è disposto ad ospitarlo per una settimana di degenza dopo la quale basterà togliergli le bende e sarà irriconoscibile per merito di un chirurgo plastico bravissimo e radiato dall'albo (consigliatogli da un tassista appena conosciuto, ancora per caso dunque) in cambio di duecento dollari in contanti. Il suo nome è George. L'attore è Rory Mallinson (1913/1976), non molto noto. 

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Questa signora dall'espressione non simpaticissima è un'amica di Irene che era capitata poco prima in casa di lei quando Vincent era nascosto in altra stanza. Era spaventata per la notizia dell'evasione di Vincent che - guarda caso - conosceva tant'è che era stata testimone al suo processo. E la sua testimonianza non era stata veritiera, cosa che confida ad Irene spontaneamente, udita naturalmente da lui. Il suo nome è Madge, interpretata da Agnes Moorehead (1900/1974), una delle caratteriste più quotate del cinema hollywoodiano con tanti film al suo attivo, a partire dai primi due, di Orson Welles, nel 1941 ("Quarto potere") e nel 1942 ("L'orgoglio degli Amberson").

 

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In queste tre piccole foto, Vincent prima della plastica facciale, poi mentre è ancora bendato e infine quando è diventato.. Bogart.

 

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E questo è l'artefice del "miracolo": il chirurgo dottor Coley (Houseley Stevenson, 1879/1953, piuttosto noto per essere apparso in molti film a partire dal 1936 nonchè dotato di un viso difficilmente dimenticabile per i lineamenti spigolosi).

Accanto a lui il tassista, Sam, che dopo l'operazione non riconoscerà Vincent. L'attore è Tom D'Andrea (1909/1998, caratterista in servizio dal '42 al '74).

 

 

Vi risparmio le fotografie di altri due personaggi - un detective e Bob, corteggiatore di Irene - perchè mi sento di anticiparvi che non avranno un ruolo significativo nel procedere della storia. Che, come ho già accennato, è a mio modo di vedere ai limiti dell'inverosimile.

Fatto sta che per quel che vi ho detto finora c'è stata una donna uccisa (della cui fine, sembra ingiustamente, è stato incolpato Vincent) e dell'omicidio non  conosciamo quindi nè l'autore nè il movente. Alla fine le morti saranno quattro e tutto sarà chiaro. 

E Irene e Vincent li vedremo felici in un locale notturno in Perù, in riva al mare. Fine imprevedibile in un noir. Ma non ci si poteva dimenticare che si trattava, in definitiva, di Lauren e Humphrey. E il pubblico ha i suoi diritti.

 

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L'atmosfera è noir, il regista, benchè per lui sia una novità, è bravo come sempre. Il film "prende". Se non si pretende maggiore verosimiglianza si può anche dare un voto più alto del mio. 

 

Un saluto ai lettori,

da cherubino

 

19 aprile 2018

 

 

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(1) Regia e sceneggiatura di Daves, per esempio, anche in un ottimo western del '56 ("L'ultima carovana", con Richard Widmark). E ricordo anche un film che fu grande successo di pubblico (specie femminile) nel 1959. Era "Scandalo al sole" e non ci si poteva sottrarre al vederlo se si voleva andare al cinema (a 17 anni) con qualche compagna di classe tra le preferite pur non somigliando minimamente a Troy Donahue.

Troy Donahue, Sandra Dee

Scandalo al sole (1959): Troy Donahue, Sandra Dee

 

(2) Infatti noi ragazzi dei primi anni '50 non memorizzavamo altro che il nome del protagonista (se il personaggio interpretato ci affascinava). Io vedevo praticamente solo western (o film comici: Totò e la coppia Martin/Lewis) e forse "Kociss l'eroe indiano" fu proprio uno dei primi (era il seguito dello "storico" "L'amante indiana" ma quest'altro film, anch'esso di Daves, lo vidi solo 3/4 anni dopo) ed infatti uno dei primi attori di cui conoscevo il nome fu Jeff Chandler, l'interprete di questo capo indiano "buono" che mi era rimasto molto impresso.  

 

(3) Decisamente, dunque, un impegno part time di Bogart. Da quel che leggo su Wikipedia però non si tratterebbe di un record:

 

"Inizialmente Jack Warner si era opposto all'uso prolungato della soggettiva, ritenendo che mortificasse il ruolo di Humphrey Bogart e che l'espediente stilistico, per quanto funzionale ad una fedele resa del romanzo di David Goodis (il volto del protagonista sarebbe apparso solo dopo l'operazione di plastica facciale), avrebbe presentato delle difficoltà di comprensione per il pubblico. Delmer Daves parlò di queste sue difficoltà con Robert Montgomery, che decise di utilizzare la tecnica, in modo ancor più radicale, nel suo Una donna nel lago, dello stesso anno, tratto da un racconto di Raymond Chandler e prodotto dalla concorrente Metro Goldwyn Mayer. Ciò ammorbidì le intransigenze della Warner Bros..

La parte in soggettiva (anche se, a dire il vero, non totale) e quella successiva in cui, dopo l'operazione, il volto del protagonista è appena intravisto dietro i pesanti bendaggi, occupano circa un'ora del film.

Ciò contribuisce a creare un effetto di spaesamento e incertezza in un pubblico normalmente portato, in questo genere di film, ad identificarsi in un protagonista da cui ricavare certezze oggettive, elementi razionali sicuri, nell'individuare e distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, secondo procedimenti deduttivi .... Il finale fiabesco, con il protagonista che si riunisce alla donna che lo ha protetto, interpretata da Lauren Bacall, in un'esotica località peruviana, sulle rive del mare, rinforza, per contrasto, questo pessimismo della ragione...".

 

Colgo l'occasione per segnalare, a chi fosse interessato, che eccezionalmente Wikipedia fornisce anche una trama dettagliatissima, dall'inizio alla fine: 

https://it.wikipedia.org/wiki/La_fuga_(film_1947)

 

(4) 

Clifton Young ebbe vita breve, dal 1917 al 1951; era apparso sugli schermi già ad otto anni di età.  

È questo simpatico dodicenne nel suo primo film sonoro: "School's Out", 1930, visibile su youtube:

https://www.youtube.com/watch?v=yaTJEGn9DEQ

 

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