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La fuga

Regia di Delmer Daves vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La fuga

di emil
9 stelle

 

Cronaca di una fuga.

Carcere di San Quintino, California. Il detenuto Vincent Parry (Bogart) condannato all'ergastolo per uxoricidio evade. Una donna , Irene Jansen ( Lauren Bacall) , alla radio ascolta la notizia della fuga ed offre il proprio aiuto , scortando il detenuto fino a San Francisco. Perché si ostina ad aiutare il criminale? E come può Parry rifarsi una vita?

Semplice, si cambia faccia. George, unico amico del nostro, offre alloggio per un po' , giusto il tempo di cambiarsi i connotati.

E poi muore ammazzato.

"Bisogna che mi levi dalla strada ", pensa Parry.

 

Terzo lungometraggio per la coppia Bogart/Bacall, uno dei più belli. Film per l'epoca rivoluzionario, in virtù della tecnica di ripresa adottata, in soggettiva. La camera lambisce gli interni , ispeziona la profondità di campo, trasmettendo l'inquietudine del fuggiasco. Lo spettatore in pratica vede gli eventi dalla visuale del protagonista. Non capita spesso di gustarsi Lauren Bacall (per l'occasione particolarmente in forma) che recita guardando fisso in camera e di fatto negli occhi dello spettatore , una bella goduria cinefila , che dura almeno per i primi 35 minuti.

Poi si vede Bogart , dopo l'operazione che gli cambia aspetto , fasciato per la prima volta. E non può neanche parlare. Ma come ha detto qualcuno, " lo riconosceremmo perfino fuori campo". Certo, alcuni risvolti di sceneggiatura sono inverosimili, ma non disturbano più di tanto; il regista gioca con i generi come un funambolo: dramma, noir, thriller. Poi sfuma nel melo' , e allora, quando il primo piano di Lauren Bacall con gli occhi lucidi riempie lo schermo , ci scoppia il cuore.

 

Il grammofono automatico suona, Bogart è finalmente libero ed in stazione, pronto a sparire. Ma conserva ancora fra le pieghe del cuore un un pensiero per l'amata. "Sto incominciando a capire che bisogna avere qualcosa da guardare ... una cittadina che si chiama Quilco, in Perù.

Se avrò fortuna...

Se riuscirò ad arrivarci ....vi aspetterò. Laggiù c'è un caffè, proprio sul mare....

se vedi che è possibile.... guarda un po' quanti se.....", le sussurra al telefono.

 

Finale fiabesco e disancorato dalla realtà, quasi metafisico. Ma non stona per niente. Anzi, era quello che volevamo tutti. Da vedere.

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