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In compagnia dei lupi

Regia di Neil Jordan vedi scheda film

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La recensione su In compagnia dei lupi

di passo8mmridotto
6 stelle

Un racconto di Angela Carter, un grande scenografo, un celebre truccatore: una solida base di partenza, per Neil Jordan, una alchimia dove fondere due intriganti personaggi, tanto distanti tra loro, almeno per l'anagrafe. Non è chiaro cosa abbia spinto il regista ad addentrarsi in una escursione nell'onirico partendo da una fiaba, universalmente conosciuta, che è quella di Cappuccetto Rosso.

In un microcosmo settecentesco, completamente ricostruito e girato in teatro di posa, si snoda la fiaba per adulti che ripercorre la vicenda di Cappuccetto Rosso, ovviamente riveduta e corretta. La bambina, ribattezzata Rosaleen, è interpretata dall'esordiente e conturbante Sarah Patterson. E' una adolescente che sta sperimentando i primi sogni erotici, in sonni inquieti, popolati da esseri che potrebbero essere uomini travestiti da lupi, e non il contrario, come nella fiaba originale.

Un ragazzo fortunato la bacia nel bosco, e Rosaleen ne è felice, eppure ha ascoltato i consigli della nonna, (una matura e bravissima Angela Lansbury), che la mette in guardia dai pericoli che potrebbe incontrare nel suo cammino, quello della vita, ben più insidioso del viottolo nel bosco.

E proprio nel viottolo del bosco, Rosaleen incontra un bel cacciatore, che la ammalia, prima di trasformarsi in lupo. Rosaleen è ormai affascinata da quelle nuove esperienze, frammiste ai palpiti dell'adolescenza e ai pruriti puberali che la convinceranno a seguire il cacciatore-lupo (licantropo) per trasformarsi anche lei in lupo e andare a vivere nella foresta,dove potrà trascorrere magiche notti d'amore.

Il film è particolarmente caotico, e a una prima analisi parrebbe privo di senso. Ci sono passi che richiamano "Luna nera" di Malle, e molte citazioni da film degli anni trenta, dai cartoni di Disney, dai fantasy di Cocteau a Lang.

Certo, ci troviamo davanti ad un regista che è stato scrittore, insegnante, attore, suonatore di sassofono, muratore, bagnino e facchino: un poco di confusione, nella sua mente, deve essere rimasta, anche quando si afferma come autore con la BBC (ricordo "A night in Tunisia" e "The past"), per poi approdare al cinematografo con il suo primo film, "Angel".

Di positivo, il film di Jordan vanta le scenografie di Anton Furst, la ricostruzione dei luoghi e le statue sono state effettuate da Steve Simmons e Eddie Butler con grande maestria.

Il truccatore è Christopher Tucker, anch'egli superlativo, che ha avuto il difficile compito di trasformare gli esseri umani in licantropi.

Resta il sospetto che Jordan si sia fatto prendere la mano davanti al fascino dell'adolescente Rosaleen, fino a spingersi oltre, avviluppato nella spirale ossessiva dei fremiti notturni di Cappuccetto Rosso, sino a rasentare la perversione.

Basta poco, per passare il limite: ricordo con sgomento e una buona dose di nausea, la metamorfosi di un bel film disneiano, "Biancaneve e i sette nani", rivisitato subdolamente non solo nel titolo: "Biancaneve sotto i nani". 

 

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