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Non si uccidono così anche i cavalli?

Regia di Sydney Pollack vedi scheda film

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La recensione su Non si uccidono così anche i cavalli?

di maso
8 stelle

 

Il film più metaforico ed amaro di Pollack è una stilettata impietosa al cuore dell'America perdente depressa, senza un soldo e senza arte ne parte che si mette a ballare a perdifiato piuttosto che dichiararsi battuta di fronte al suo fallimento economico che coincide con l'anno di grazia 1929.

Un campionario di macchiette e reietti vomitati dalla società si presta per un pugno di dollari a partecipare ad una gara di ballo che non premia la coppia più elegante nel fare il casquè e neppure quella che piroetta da favola ma semplicemente quella con il fiato più lungo, quella che porta a termine il lavoro come un cavallo da traino che obbedisce senza obiezione e trascina la carretta a destinazione, in fondo chi dirige l'azienda vuole solo che il lavoro venga terminato anche se fatto con i piedi, anche se chi sgobba dopo una decina d'ore di frustate inferte dall'orchestrina jazz diventa la barzelletta di se stesso e la sequenza della corsa di resistenza è l'allegoria dell'allegoria sul più grande spettacolo del mondo anche a costo della vita, non si accettano scommesse ma tifate a squarciagola per la vostra coppia preferita che magari qualche talent scout di Hollywood è sugli spalti per scritturare i nuovi Fred e Ginger.

Il folto gruppo di partecipanti è composto da una gamma  impagabile di attori strepitosi diretti, colorati e maltrattati a dovere da Pollack: Bonnie Bedelia e Bruce Dern sono la coppia giovane rappresentante della nuova generazione che non sa far altro che trottare visto che c'è un figlio in arrivo e poi con cosa lo sfami, Red Buttons marinaio attempato senza nave in porto, Susannah York conciata come Jean Harlow bisognosa di consensi ed applausi e ammalata di solitudine come la Monroe, la coppia n° 67 nata per caso dall'incontro fra l'ex detenuto Sarrazin con i suoi occhioni ingenui e la donna di vita Jane Fonda che sogna di essere proiettata sul grande schermo perchè in quanto a bellezza non è seconda a nessuno ma in quanto a carattere è l'ultima in classifica tanto che la sua debolezza verrà gustata a dovere dal mastro burattinaio direttore di gara Rocky interpretato da un gigantesco Gig Young meritevole dell'unico Oscar assegnato al film che detiene in prposito un piccolo record tutt'ora imbattuto cioè il maggior numero di nominations, ben nove per una pellicola non candidata al premio per il miglior film.

Le dieci ore di qualche riga fa sono diventate mille tonde tonde e i ballerini sono ormai dei pupazzi in ginocchio circondati da arbitri inflessibili pronti a fischiare il KO ma come detto da Rocky lo spettacolo deve continuare perché questa è un gara per chi balla ma prima di tutto è uno spettacolo per chi osserva e i colpi di scena prima e dopo il secondo giro della morte non mancano come non mancano nell'arco di questo film maratona di ballo e maratona per i nervi, gli occhi, i gangli intestinali degli spettatori ai bordi della pista da ballo come quelli davanti allo schermo: la luce opaca degli anni trenta, il tono tenue degli interni nella sala da ballo come nelle stanze del padiglione, l'occhio puntuale di Pollack sul suo cast strepitoso vestito a festa con sapiente oculatezza a spasso per una sceneggiatura senza pause ne errori rendono "Non si uccidono così anche i cavalli" un film unico che non risente del peso del tempo, al contrario sembra acquistare maggior fascino ogni giorno che passa visto che rappresenta ancora oggi una delle più dissacranti e amare rappresentazioni dello spietato mondo dello spettacolo, specchio deformante dell'America, da sempre un paese più propenso a rappresentare ciò che non è capace di essere piuttosto che mettere in mostra il suo pesante culo flaccido.

Le uniche pecche che mi permetto di annotare sono forse un finale un po ad effetto ma giustificato e i flashforward sul personaggio di Michael Sarazin tutto sommato superflui, nonostante ciò rimane una delle opere più significative del primo Pollack e ancora oggi uno dei suoi film più originali.

Jane Fonda

Molto bella Jane e molto intensa nel cesellare un personaggio di non facile lettura.

Michael Sarazin

Adatto al ruolo e sfruttato oltre le sue capacità da Pollack.

Gig Young

Un Gig-ante Young nel ruolo per cui verrà ricordato, trasuda cinismo ad ogni primo piano.

Susannah York

Grandissima prova, superiore per certi aspetti alla Fonda perchè il suo personaggio oltra ad esprimere una decadenza viscerale è imbevuto di una palese follia.

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