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Porca vacca

Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film

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La recensione su Porca vacca

di Mr Rossi
2 stelle

Commedia più grottesca che comica su due furbi pezzenti diventati amici e soldati nella Grande Guerra, molto ispirata a un noto e molto più riuscito vecchio film di Monicelli. Pozzetto in divisa è insolito ma era abituato a girare commedie più moderne. Qui siamo al già visto e rispetto alla strana coppia risaltano di più certe presenze femminili.

Primobaffo (Pozzetto) un cantante comico del sottoscala milanese arruolato contro la sua volontà nel Regio Esercito Italiano durante la prima guerra mondiale, diventa amico di Tomo Secondo (Maccione) e di Marianna (Antonelli) due montanari veneti che campano di furti nelle retrovie del fronte. Scoperto a rubare in un ospedale militare, anche Tomo Secondo finirà soldato in trincea insieme al nuovo amico che lo aveva salvato dal plotone d’ esecuzione, anche se l’ intervento più decisivo per la sua sorte è stato quello della sua complice di ruberie. Costretti a compiere una missione suicida dopo un tentativo di diserzione, i due compari di sventura vedranno morire l’ amata Marianna al posto loro.

 

   Vedere Pozzetto recitare in divisa d' epoca è insolito, a parte nel film comico-demenziale-fumettistico “Sturmtruppen” di Samperi ma di commedie con militari, parolacce, puttane, scherzi da caserma, uomini e donne più o meno nudi ne avevano già girate a decine e ogni riferimento al film “La Grande Guerra” di Monicelli e ad altri film italiani sul primo conflitto mondiale non è puramente casuale ma molto evidente. Uscì al cinema quando andavano di moda le commedie brillanti d’ ambientazione moderna e quelle in costume erano considerate dal pubblico cose del passato e quindi "Porca Vacca" non fu un gran successo, anche se allora Renato Pozzetto piaceva in tutte le salse ma vederlo in un contesto storico così drammatico anche se remoto al massimo fa sorridere o ridere poco. Buona la ricostruzione storica con gli esterni in Trentino e ancora una volta i costumisti e gli scenografi italiani si sono dimostrati molto più bravi di certi registi. Da dimenticare le brevi scene di guerra in trincea che vorrebbero essere drammatiche ma sembrano girate di malavoglia con pochi mezzi e malcopiate da altri film più seri.

 

   L' improbabile strana coppia di Pozzetto e Maccione è solo una pallida imitazione di quella di Vittorio Gassman e Alberto Sordi, anche se Pozzetto s’ impegna molto in numeri comico-musicali goliardici che sarebbero riusciti meglio se fosse stato in coppia con Cochi Ponzoni o magari con Adriano Celentano. Pur risultando poco simpatico, Aldo Maccione è comunque credibile nei panni del rozzo ladruncolo montanaro asociale, avaro e un po’ frescone. Chi risalta su tutti, nemici austriaci compresi, è solo la bella co-protagonista interpretata da Laura Antonelli, specialmente quando si spoglia. Inevitabile il confronto con il duo di Gasmann e Sordi, anche se rispetto ai primi due, Maccione e Pozzetto hanno lo stesso spessore di un Pinco Pallino e di un Tizio Sempronio qualsiasi. Esclusi i tre protagonisti, gli altri personaggi del film sono quasi tutti poco memorabili. Tra quelli in divisa un ufficiale degli Arditi simile a Dannunzio che manda i due disgraziati trovati in abiti civili a fare i “caimani del Piave” ma si tratta della breve apparizione di un attore caratterista bolognese, più noto come il maestro di Pierino interpretato da Alvaro Vitali. Un ufficiale italiano che si vede di più è quell' ottuso generale con la pistola in pugno che obbliga il soldato Pozzetto a uscire dalla trincea per tagliare i reticolati del nemico ma quel personaggio e la scena sanno di già visto in un altro film italiano sulla Grande Guerra. Tra i pochi personaggi in borghese si nota un sosia di Edoardo De Filippo nel ruolo di un vecchio napoletano finto tonto finito a dormire in una baita sulle montagne venete, in realtà interpretato da un ignoto attore francese. Più originali della colonna sonora sono gli stornelli da osteria cantati da Pozzetto, in particolare le canzoni "L' arrotino", "Il ciondolo d' oro" e "Faccia di merda". Il titolo del film è probabilmente riferito alla mucca di Tomo Secondo, più attaccato a quella bestia che alla sua bella complice.

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