Regia di Mike Nichols vedi scheda film
Un sub in una piscina. Una figura con la pelle di un alieno, intrappolata in uno spazio d’acqua troppo stretto. Un ragazzo dentro un sistema di cui non vede l’inizio né la fine, solo i contorni sgranati, il blu che ottenebra e soffoca. Il mondo esterno, nelle facce senza voce di parenti e amici dei parenti (resi muti più volte nel corso della storia, perchè ciò che dicono e fanno per il protagonista non sembra avere un senso), lo guardano e ridono, parlano, gridano. Ma abbassare quella maschera e tornare in superficie senza “andare alla deriva”, senza restare immobile a sentir scorrere tutto sotto di sé (come nelle prime inquadrature, Ben sulle scale mobili che guarda avanti con espressione vuota e pensosa), magari interrompere un matrimonio dove la morale ti si accatasta addosso privandosi e privandoti di un significato, e saltare su un pullman senza avere idea della meta, si può ancora; ed è d’altra parte meglio che un destino preconfezionato di cui hai già toccato con mano il marcio.
Un film trascinante e amaro, nel quale Dustin/Ben vaga con la giusta insicurezza e fragilità, reso indimenticabile anche grazie alla strepitosa colonna sonora e un’indelebile Mrs Robinson.
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