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L'orgoglio degli Amberson

Regia di Orson Welles vedi scheda film

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La recensione su L'orgoglio degli Amberson

di Peppe Comune
10 stelle

Tratto dal romanzo "The magnificent Amberson" di Booth Tarkington e ambientato in un arco temporale che va dal 1893 al 1912, il film narra le vicende di una ricca famiglia del sud degli Stati Uniti che inizia un lento declino perchè non sa adattarsi ai tempi che stanno cambiando al ritmo dello sviluppo dell'industria dell'automobile. Le cose che accadono all'interno della famiglia, l'amore tra Isabella Minifer Amberson (Dolores Costello) e Eugene Morgan (Joseph Cotten),un pioniere dell'automobile,l'egoismo del giovane George Amberson (Tim Holt),che impedirà il matrimonio tra i due dopo la morte del padre,innamorato a sua volta della giovane Lucy Morgan (Anne Baxter),cosi come la controversa personalità della zia Fanny (Agnes Moorehead),sono solo un pretesto per parlare di come il tempo possa logorare anche chi si sente protetto da lunghi anni di incontrastato dominio se la protervia mantiene il sopravvento sulla capacità di leggere i cambiamenti dettati dal divenire storico. "L'intenzione fondamentale era quella di ritrarre un mondo dorato - quasi un luogo della memoria - e mostrarne la trasformazione". Questo diceva Orson Welles. A lui interessava mostrare gli effetti dolorosi che nei momenti di importanti cesure storiche subiscono chi vede in pericolo i privilegi di sempre. George Minifer Amberson è il simbolo del vecchio mondo che non accetta il nuovo,non ne accetta i segni tangibili del cambiamento (l'automobile). E'  l'aristocrazia terriera che non accetta i nuovi ricchi prodotti dalla rivoluzione industriale. E porta talmente all'estremo questo ostinata difesa del suo eldorato che finisce per distruggere le vite di chi gli sta accanto. La madre Isabel,pur di accontentare i desideri dell'amato figlio,rinuncia al proposito di sposare Eugene una volta rimasta vedova. Il loro era un amore pulito sincero,poteva essere l'ideale prosecuzione di una vita votata al comune interesse per il lusso,l'incontro tra due mondi neanche tanto lontani. Ma ha dovuto soccombere sotto i colpi dell'orgoglio ferito. Cosi come Isabel. Poteva essere una sorta di passaggio di consegne in forma soft e invece ha rappresentato l'antitesi tra l'alto e il basso,l'ascesa e la discesa,lo stare fermi e il guardare avanti,l'ostentazione del lusso e la decadenza. "L'orgoglio degli Amberson",pur mostrandosi chiaramente differente da "Quarto potere" per la forma stilistica complessiva,rimane con i suoi tanti piani sequenza e una grande e innovativa fotografia (che valse a Stanley Cortez la candidatura agli oscar) ,un'altra tappa importante del percorso "pioneristico" intrapreso sin dal suo esordio da Orson Welles. Nonostante rappresenti uno dei casi più famosi di mutilazione in sede di montaggio (dai 131 minuti originali si arrivò agli 88 che conosciamo) e nonostante l'abiura pubblica del regista, "L'orgoglio degli Amberson" rimane un capolavoro,uno delle opere più importanti di Orson Welles. Una descrizione magistrale sull'america a cavallo di due secoli quando le trasfomazioni socio-economiche fecero nascere uomini nuovi e rigettarono in luoghi della memoria quelli che non seppero adeguarsi.

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