Regia di Henry King vedi scheda film
Un western dallo scenario spoglio, semideserto e silenziosamente inquieto: un anonimo punto di passaggio, come un luogo di frontiera, come il tempo sospeso tra il dolore e la vendetta, come la zona morta tra un progetto e la sua esecuzione. La luce blu è l'algida incandescenza della morte che cerca altra morte, del male che prepara la propria rivincita sul male. La storia è scarna, avara di avvenimenti, di memorie e di prospettive, i personaggi sono pochi e misteriosi, dalle identità provvisorie e incerte. La stessa caccia all'uomo condotta dal protagonista è un filo finissimo, sottile come il ricordo, esile come la solitudine, fragile come la fallibilità della giustizia umana. Il racconto si dipana senza animosità, senza gli strepiti delle passioni né i fragori delle battaglie, come se tutto fosse, in partenza, già saputo, già vissuto e meditato, archiviato dal giudizio e dal sentimento. Forse è per questo che le immagini hanno le tinte tenui e logore di una stampa antica, in cui le forme sono macchie di colore, i contorni marcati, e le sfumature assenti. Non c'è ombra che nasconda residui di mistero; la solarità, però, è sbiadita e fredda, come il chiarore in cui tutto è ormai evidente, e nulla più dà gioia. "Bravados" è un crepuscolo che non prelude alla benefica pace della notte, ma alla fine eterna di un'illusione: non c'è coraggio, non c'è forza fisica e non c'è determinazione che ci preservino dall'abisso dell'errore, e non c'è slancio eroico che non possa miseramente naufragare nelle umane leggerezze e nei tranelli della nostra miopia.
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