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La legge della violenza

Regia di Gianni Crea vedi scheda film

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La recensione su La legge della violenza

di mm40
2 stelle

Il bandito Jack Sparrow esce di prigione e si vendica uccidendo lo sceriffo che l'ha ingiustamente incastrato. A tutelare la legge nel paese mette quindi un suo 'sottoposto', per poter fare impunemente il bello e il cattivo tempo.

 

C'è un motivo per il quale nessuno (o quasi) si ricorda di Gianni Crea, ed è esattamente quello a cui già stavate pensando: i suoi film sono decisamente mediocri e trascurabili sia dal punto di vista dei contenuti che, in special modo, della forma. Questo rappresenta il suo esordio: senza alcuna precedente esperienza significativa nel mondo del cinema, il Nostro scrive (insieme ad Alfonso Balcazar e a Dean Craig, che si vorrebbe pseudonimo per il disastroso mestierante Piero Regnoli) e dirige uno spaghetti western banalotto e privo di spunti degni di particolare interesse, anzi perfino troppo blando per la media del genere, con un cast artistico discutibile, ma un cast tecnico non male (montaggio Alabiso, fotografia Trojani e soprattutto un ispirato Stelvio Cipriani per la colonna sonora). Girare una pellicola di questo genere nel 1969 era ordinaria amministrazione; il filone aveva ormai visto passare centinaia di titoli e altrettante variazioni sul tema: inutile sottolineare quindi lo scarso appeal di questo La legge della violenza - Tutti o nessuno. L'unica curiosità - almeno pour parler - è quella relativa al nome affibbiato al personaggio centrale: Jack Sparrow, lo stesso che, coincidenza fuori da qualsiasi dubbio, sarà attribuito al pirata dei Caraibi Johnny Depp una quarantina d'anni circa più tardi. Gli interpreti sono poco più che dilettanti e non dicono granchè i nomi (nè i volti) di Giorgio Cerioni, Angel Aranda, Igli Villani, Gaspar Gonzalez e Ugo Adinolfi; quantomeno però aiutano a dedurre - giustamente - che si tratta di una co-produzione fra Italia e Spagna. Se si vuole scegliere un difetto su tutti per l'opera, si può puntare il dito contro la scrittura trasandata e squilibrata, che vede una prima mezzora a ritmo dignitoso venire seguita da una seconda parte a tratti imbarazzante nel suo tirar per le lunghe; d'altronde la pellicola arriva a malapena a un'ottantina di minuti: difficilmente ci sarebbe potuta giungere in altro modo. 2/10.

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