Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film
Si potrebbe tranquillamente considerarlo un western trapiantato in un ambientazione più popolare per le nostre lande, oppure un feuilleton con velleità politico-divulgative per le masse. Ad ogni modo ne scaturisce certamente un capolavoro del dopoguerra a tinte miste - melodrammatiche, ideologiche, sociali, spettacolari, etc. - con protagonisti indimenticabili. Ripreso con due occhi diversi, uno "sovietico" ed uno "americano", fondendo le rispettive caratteristiche in un pot-pourri di indubbio effetto, l'opera, per rappresentazione e ritmo, non teme il confronto con altre russe o d'oltreoceano sotto nessun aspetto. Insomma, cinema militante che non rigetta le esigenze di spettacolo ed anzi le fa proprie, così come non disdegna di inserire, tra lotte di classe ed indagini sociali, tematiche frivole o pretesti futili per dar corpo e sostanza alla pellicola ed un impatto più vibrante. Certo, non si può nascodere che la retorica di fondo annacqui un pò il risultato, ma è un difetto che si dilegua di fronte alla splendida resa del film, incalzante e pieno di suggestivi tocchi stilistici (l'utilizzo delle gru ad esempio) e di grande coralità. Dall'alato prologo al cruenta epilogo, sono molte le scene indimenticabili pregne d'atmosfera e tensione, ma anche di sensualità e travolgente melodrammaticità (le mondine a mollo e ricurve, la splendida chiusura "a fiore" sulla collega gemente in una cupa oscurità, il ballo, e così via).
Nuovamente un villain perfetto.
Un viso raffinato ed un corpo esuberante. Un esordio tempestoso e conturbante.
Probabilmente il suo miglior lavoro, quello dove riesce a coniugare le varie istanze politiche con una perfetta e suggestiva messinscena nella quale trovano adeguato spazio, e ragionevole armonia, anche gli aspetti minori. Le risorse cinematografiche sfruttate appieno ottenendo un quadro affascinante di una realtà assai particolare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta