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Riso amaro

Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Riso amaro

di axe
8 stelle

Walter Granata, poco di buono e ladruncolo, ha da poco rubato una collana grazie all'aiuto dell'amante, Francesca. I due si incontrano presso i binari della stazione di Torino. Qui sono raggiunti da poliziotti in borghese; riescono a sottrarsi alla cattura, Walter fuggendo dopo aver cercato di sviare l'attenzione degli investigatori improvvisando un ballo con la sensuale Silvana, una mondina presente nei pressi in procinto di partire con le compagne alla volta delle risaie ubicate nella "bassa" tra Piemonte e Lombardia; Francesca, unendosi a tali lavoratrici stagionali e portando con sè il gioiello. Silvana, scoperta la verità su Francesca, intreccia con la donna un controverso rapporto di amore-odio, dapprima trovandole da lavorare pur non avendo contratto, in seguito ostacolandola. Durante la permanenza in cascina, entra nella vicenda Marco, un sergente appartenente ad un'unità militare acquartierata nei pressi, il quale non vede l'ora d'abbandonare l'esercito ed iniziare una nuova vita, possibilmente con Silvana; dopo un po', si presenta sul posto Walter, con intenzioni decisamente spiacevoli. Assurto a classico del neorealismo cinematografico, "Riso Amaro" è diretto da Giuseppe De Santis, un regista molto attento ai contesti popolari; interpretato da Silvana Mangano, nel ruolo di Silvana Meliga; Doris Downling, Francesca; Raf Vallone, il sergente Marco Galli; Vittorio Gassman, Walter Granata. La storia è ambientata nelle campagne della provincia di Vercelli, tra risaie, boschetti e cascinali. Qui le mondine, provenienti da tutto il settentrione, lasciate temporaneamente le precedenti occupazioni, piantano il cereale e ne curano la crescita. Alcune hanno già un contratto; tra esse Silvana, una "veterana", nonostante la giovane età. Altre sono irregolari, ottengono l'ingaggio tramite "caporali" e, nel racconto, entrano in competizione con le altre per dimostrare il loro valore ed ottenere l'assunzione. Tra le irregolari si è inserita Francesca; il film approfondisce il tema del confronto tra questa giovane donna e la, poco più che adolescente, Silvana. Francesca è disillusa; i casi della vita l'hanno portata ad una sfortunata relazione con Walter, personaggio infido, incapace di fare alcunchè di buono. L'ha aiutato in un furto che non ha dato frutto; la collana, infatti, è falsa. Ma Silvana, che se ne appropria scoperta la responsabilità di Francesca, non lo sa. E Francesca lo scopre nel momento in cui Walter la raggiunge. Francesca, a poco a poco, si libera dell'influenza del sinistro personaggio ed inizia a sognare una vita diversa, onesta, laboriosa, con una persona valida vicino. Costei potrebbe essere Marco, il quale è attratto da Silvana - che flirta senza concedersi - ma tratta con umanità Francesca, appreso il motivo della sua presenza tra le mondine. Francesca ha imparato dai propri errori; Silvana deve ancora commetterli. Giovane, esuberante, piena di voglia di vita, appresa la storia di Walter e Francesca, rimane affascinata dal loro passato e dalla loro vita, sebbene avventurosa, ai margini, il primo per scelta, la seconda per necessità. Il gioiello rubato accende non tanto la sua avidità, quanto l'immaginazione. "Quanto può valere" è la domanda che ella pone; la risposta è proporzionale ai suoi sogni, a cosa potrebbe fare con la somma corrispondente. Arde dal desiderio di bruciare le tappe, non vuole "far la miseria". Walter comprende, la illude, la rende sua complice ingannandola; ciò conduce al tragico epilogo. Molto bravi gli attori, su tutti Silvana Mangano, le cui forme generose, unitamente all'espressività, alla giovanile irriverenza, accendono l'immaginazione degli spettatori. Il regista sfruttò set "naturali", le risaie e le relative pertinenze. Raccontò la vita, le difficoltà, i sogni delle mondine, donne più o meno giovani pronte al duro lavoro pur di ottenere un guadagno che consentisse loro di vivere con più dignità. Le controparti, i latifondisti, i "padroni", non appaiono in scena. Sono presenti i loro intermediari, i quali ne curano gli interessi con decisione. Le mondine, pur sfruttate, non adottano comportamenti di protesta. Esse sono lì volontariamente e temporaneamente; considerano una fortuna l'opportunità offerta ed intendono trarne il massimo vantaggio possibile. Come ha fatto e farà tramite altri film, Giuseppe De Santis racconta un'Italia postbellica operosa e tenace, legata a dinamiche del recente passato, ma in cammino lungo la via del progresso. L'attività nelle risaie è di fatto agricoltura industriale; ogni soggetto ha un ruolo specifico, ci si avvale di imponenti mezzi meccanici - grandi camion, per il trasporto di persone e merci - e la conflittualità tra datori di lavoro e maestranze è limitata. Questa dinamica è caratteristica di una società in via di evoluzione, competitiva, fluida; essa lascia indietro elementi non capaci o non desiderosi di adattarsi ad essa, quali Walter o la sfortunata Silvana. Ma accoglie chi ha buone intenzioni, buone capacità e pari volontà - Marco, Francesca. Alla drammatica fine dei primi, corrispondel'affermazioine dei secondi. Intenso, appassionante.

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