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I racconti di Hoffmann

Regia di Michael Powell, Emeric Pressburger vedi scheda film

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La recensione su I racconti di Hoffmann

di marco bi
10 stelle

Girato in enormi teatri di posa, con scenografie e costumi sfarzosi e sgargianti ispirati alla grande pittura. I personaggi sono stravaganti ed ammalianti, truccati pesantemente per avere una sinistra espressività, esaltati e tormentati (a volte fino al delirio) ma anche romantici – e interpretati da ottimi attori. Eccellenti musiche ...

...‘Scarpette nere per la scala all’ inferno’… Michael Powell ed Emeric Pressburger, tra i maggiori registi del cinema inglese , sono stati originali innovatori e virtuosi cantori della settima arte, il cinema, arte che racchiude tutte le altre - da loro  orchestrate ai massimi livelli con risultati strabilianti. Nel 1943 fondarono  la  casa di produzione ‘The Archers’ per creare in piena autonomia e dare sfogo alla loro eccentrica fantasia, liberi di esprimersi e sperimentare. Fu così che dal ‘cilindro magico’ estrassero capolavori immortali di grande impatto - da vedere e rivedere per scoprirvi elementi sfuggiti ad una prima visione - come ‘I racconti di Hoffmann’ (1951), riduzione cinematografica dell’omonima opera di Offenbach, che ancora oggi, essendo pieno di trovate sceniche e possedendo una piacevolezza dell’insieme, incanta. Forse è il più bello e armonioso dei pochi film-opera esistenti, ma può anche non piacere a chi non ama il genere. Ripropone alcuni temi e mezzo cast di ‘Scarpette Rosse’  ma al contrario di questo, non fece impazzire il pubblico, forse per la struttura a scatole cinesi, forse per lo stile più astratto, sovraccarico e morboso (senza raggiungere però il culmine di perversione del – maledetto – ‘L’occhio che uccide’ del 1960 di Powell). Girato in enormi teatri di posa, con scenografie e costumi sfarzosi e sgargianti ispirati alla grande pittura. I personaggi sono stravaganti ed ammalianti, truccati pesantemente per avere una sinistra espressività,  esaltati e tormentati (a volte fino al delirio) ma anche romantici – e interpretati da ottimi attori. Le eccellenti musiche sono solenni sinfonie. Le splendide e ardite coreografie vivono di vita propria e il tutto è girato e montato in modo innovativo.

 

 

Prologo: il poeta Hoffmann (Robert Rounseville) e la prima ballerina dell’opera di Norimberga (Moira Schearer) si amano. Lui va a vederla al teatro e lei gli manda il servitore con la chiave della sua camera, ma il diavolo (Robert Helpmann), sempre presente, da dietro le quinte se ne invaghisce e corrompendo ottiene la chiave.

 

Nell’intervallo Hoffmann si reca all’osteria, dove inizia a  raccontare le sue vicissitudini amorose (tre storie) ai presenti che preferiscono continuare a sentire i racconti e a bere che tornare al teatro per il secondo tempo.

 

La storia di Olimpia: a Parigi (in uno scenario di colori gialli), il diavolo Coppelio (Robert Helpmann) per tre ducati vende a Hoffmann un paio d’occhiali magici che illudono di vedere viva la bambola meccanica Olimpia (Moira Schearer), che danza quando viene furtivamente caricata. Bellissima la scena delle marionette che prendono vita - ma l’episodio è pieno di grandi invenzioni e trovate (diavolerie!) sino alla fine - quando la bambola si rompe e gli uomini si contendono i pezzi che ancora si muovono!

 

La storia di Giulietta: a Venezia (qui tutto è tinto di rosso), da una gondola scende la sensuale cortigiana Giulietta (Ludmilla Tcherina) che si reca ad una festa seguita dal diavolo Dappertutto (Robert Helpmann). Hoffmann la vede e se ne invaghisce ma lei ha già un uomo…sfortunatamente il diavolo si propone di aiutarlo: in cambio della sua immagine riflessa (la sua anima?) gli consentirà di vincere un duello con l’altro uomo e otterrà ... l’ immagine riflessa della donna desiderata!

 

La storia di Antonia:Hoffmann va a trovare la sua amata, la giovane celestiale cantante Antonia (Ann Ayars) che vive in un’isola (immersa in tante sfumature celesti). Ma è geloso del ruolo che occupa il canto nella vita di lei, perché per colpa di una malattia ai polmoni, se non smette di cantare, morirà. Interviene il solito diavolo, Dottor Miracolo, che le prospetta il successo se rinuncerà all’amore e inoltre le fa sentire la voce della madre morta che la  chiama a sé…deciderà di cantare!

 

Epilogo: Stella, alla fine del balletto, non vedendo Hoffman, si reca all’osteria e  lo trova che dorme sul tavolo, ubriaco. Delusa se ne va e il diavolo, vittorioso, si offre di accompagnarla. E’ difficile coniugare amore e arte - cercare l’amore eterno e la donna giusta  ci può portare alla perdizione - meglio appagare i sensi con l’arte.

 

 

Domanda per la ‘Sinister Film’, alla quale siamo grati per il DVD (anche se non sembra essere questa l’edizione integrale): perché non compare sulla copertina il nome di chi interpreta il protagonista Hoffmann - Robert Rounseville -  che tra l’altro è uno dei pochi attori che cantano con la propria voce nel film?

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