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L'uomo che non sapeva amare

Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che non sapeva amare

di will kane
6 stelle

Dall'omonimo romanzo di Harold Robbins, un best-seller a tinte abbastanza forti, per l'epoca in cui uscì, come gli altri libri dello scrittore, un film dagli incassi notevoli negli anni Sessanta, e il più grosso successo commerciale per George Peppard. Il quale impersona Jonas Cord, figlio di un uomo d'affari che aveva sposato la ragazza che lui aveva portato a casa come fidanzata: dotato di un senso per fare soldi e fare impresa quanto poco avvezzo alle relazioni interpersonali e anaffettivo, mosso da una smania di fare, decidere e intraprendere quasi furente, l'uomo attraversa, dagli anni Venti ai tardi Quaranta, trent'anni trovando il verso di far fruttare ogni sua iniziativa. A ben guardare, questa storia sembra il controcanto de "Il gigante", vista dall'ottica del personaggio principale, e non da chi gli ruota intorno. Dmytryk gira un melò a colori densi, su un uomo-degenerazione di un bambino che aveva sofferto un trauma indicibile: nonostante la pellicola sia fin troppo lunga e ricca di accadimenti, che nella seconda parte si fanno fin troppo fitti, e che approdi ad un finale conciliante che suona molto forzato, visto il narrato fino a quel punto, è un film discontinuo, ma non spiacevole. Chiaramente ispirato alla vicenda umana e alla leggenda di Howard Hughes, "L'uomo che non sapeva amare" ha gli attori migliori nei "supporting roles" Alan Ladd e Carroll Baker, capaci di buttarsi via, ma più umani del protagonista nella loro vulnerabilità. 

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