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Sedotta e abbandonata

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su Sedotta e abbandonata

di Furetto60
10 stelle

Capolavoro di Germi

Per commentare in modo corretto questo capolavoro di Germi, occorre contestualizzarlo, sia storicamente che geograficamente. Si è agli inizi degli anni sessanta, lontani anni luce da movimenti femministi e l’emancipazione della donna era ancora un concetto astratto per quasi la totalità dei nostri connazionali, soprattutto in quella assolata e desolata frazione sicula, statica, accidiosa, cosi meravigliosamente disegnata bene, dalla mano ferma del regista. Le donne se erano fortunate trovavano un marito, che avrebbero dovuto accudire devotamente, ossequiose e obbedienti, al quale dovevano dare una prole, per assicurare la perpetuazione della famiglia. Germi ,che conosceva molto bene quell’ambiente, girando “sedotta e abbandonata” lo colorò con toni grotteschi, ma caustici e sarcastici, facendone un lavoro intenso, iperrealistico e surreale al contempo, intriso di una feroce e pungente satira di costume. Critica e denuncia di una arretratezza culturale e di una mentalità arcaica. Peraltro anche sul piano legislativo i diritti delle donne erano ampiamente squilibrati rispetto a quelli degli uomini, infatti, secondo il codice penale italiano vigente all'epoca, uno stupratore poteva sfangarla, sposando la vittima, cioè il matrimonio cancellava i reati di violenza carnale, circonvenzione di minori o di incapaci. Insomma anche la legge, oltre alla opinione corrente, era dalla parte dei maschi. In questo contesto matura la storia della famiglia “Ascalone” In cui la giovane Agnese, una acerba ma bellissima Sandrelli, resta incinta del fidanzato della sorella, ciò innescherà una serie di dì situazioni, tra il comico, il tragico e il paradossale, in cui il “pater familias” sanguigno siciliano, un grande Saro Urzi, cercherà con mezzi sciagurati, di mantenere alto e salvo “l’onore” della famiglia , addirittura spingendo il figlio a un delitto d’onore, solo casualmente non consumato ,inscenerà la farsa di un falso rapimento. Le proverà tutte per nascondere “la vergogna” perché ovviamente sono le apparenze che contano, costringe i familiari a “recitare” passeggiate tranquille a mangiare il gelato, per dimostrare ai concittadini, che loro sono sereni con la coscienza pulita e nessuno” scandalo ” potrà sfiorarli. Alla fine quando tutti i tasselli sembrano andare al loro posto, la ragazza rifiuta il matrimonio “riparatore” abitudine decisamente obsoleta, che veniva adottata, soprattutto nel profondo sud, per salvare l’infamia di una gravidanza fuori dal tetto coniugale . Il finale è da giallo, In un atmosfera dal colore e tono kafkiano , gli abitanti del paese, popolato da sciacalli pettegoli e maligni, si accaniranno ferocemente, contro di loro, con perfidia e spietatezza, sbeffeggiandoli e coprendoli di contumelie, fino al finale tragico.

Leggendo con attenzione questo film, che merita più di una visione, si capisce quello che eravamo, ma soprattutto si capiscono le ragioni, che condannano ancora oggi in diverse parti del mondo le donne ad un situazione di disparità e di soggezione verso l’uomo. La strada da percorrere è ancora lunga e difficile, ma soltanto con la sensibilizzazione di tutta la società civile, si possono ottenere dei risultati tangibili.

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