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L'altalena di velluto rosso

Regia di Richard Fleischer vedi scheda film

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La recensione su L'altalena di velluto rosso

di spopola
8 stelle

Attendibile ricostruzione di un fatto di cronaca che scandalizzò i bempensanti Newyorkesi del 1906. Opulento e sensuale (con una "speciale" attenzione alla resa cromatica del colore) è una appassionata denuncia "accusatoria" dell'ipocrisia della società puritana americana dell'inizio del secolo scorso, mediata attraveso l'analisi degli ambigui rapporti di tre personaggi controversi e complicati messi a nudo senza pudori o reticenze e delle implicazioni - anche sociali - che ne derivano (in pratica due storie d'amore asimmetriche" ma nalagamente inaccettabili dalla morale dell'epoca e per questo destinate entrambe, anche se con modalità diverse, al fallimento per lo scontro "incompatibilie" di condizioni e "classi"). Un melodramma "fiammeggiante" ben strutturato, ovviamente allineato con i gusti dell'epoca in cui è stato concepito,e quindi attento a rispettare "le regole" della convenzionalità un poco romanzata, che si regge sul'ottima sceneggiatura di Charles Bracket (un nome che da solo è già una garanzia) e Walter Reish e su una ambientazione attendibilmente "sontuosa" molto Hollywoodyana.

Sulla trama

Ewelyn, una bellissima ballerina (che ha le splendide sembianze di una giovane Joan Collins) ha una relazione con un danaroso architetto sposato che la porterà sulla cresta dell'onda della notorietà. L'uomo però ben presto l'abbandonerà. Sconvolta e turbata, Ewelyn finirà per accettare la corte di un ricchissimo e affascinante rampollo di una facoltosa famiglia e consentirà a sposarlo (dopo avergli confessato la consistenza del suo antico amore), accorgendosi però ben presto della assoluta e totale impotenza dell'uomo che, ossessionato dalla gelosia fortemente esasperata dalla sua inadeguatezza "sessuale", finirà per uccidere a pistolettate il presunto rivale. Durante il processo, la donna cercherà di salvarlo (riuscendoci) attribuendosi tutte le responsabilità dell'accaduto, ottenendo come conseguenza, il disprezzo sbeffeggiante dell'opinione pubblica che la emarginerà "mettendola alla gogna", ma anche l'inaspettato rifiuto sprezzante del marito che non vuole comprendere la natura del sacrificio, e la emarginazione della famiglia di lui che la espellerà come un corpo estraneo. Finirà così per esibirsi nuovamente in un teatro, interessato soprattutto a sfruttare la sua fama di "donna di malaffare" che sucita ll curioso voyerismo di "coloro che giudicano".

Su Farley Granger

efficace, ma con una recitazione poco personale e molto conforme nel riproporre la convenzionalità sfuggente, prepotente e molto "esteriorizzata" dell'assassino impotente un pò "fuori di testa" abituato a non conoscere sconfitte

Su Joan Collins

Una presenza "magnetica" con due meravilgiosi occhi che incantano. La bilancia pende comunque molto di più sul versante "bellezza" che da quello "bravura". Comunque se la cava senza sfigurare

Su Ray Milland

Il migliore in campo.

Su Richard Fleischer

Una regia ben strutturata e coerente, anche se priva di "voli pindarici" che ben utilizza le implicazioni del melodramma insite nel racconto. Il formato Cinemascope della pellicola è ottimamente sfruttato per "spettacolizzare" l'insieme

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