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Il comune senso del pudore

Regia di Alberto Sordi vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su Il comune senso del pudore

di Marco Poggi
6 stelle

Famoso film a episodi diretto da Alberto Sordi, del 1976, dove dei quattro minifilm brilla sopratutto il primo, interpretato anche dal regista, assieme a Rossana de Lorenzo di "Le coppie", e il quarto con Noiret produttore napoletano e la Lassender, che si diverte a dissacrare la sua fama d'attrice di commedie sexy all'italiana.

Famoso film a episodi diretto da Alberto Sordi, del 1976, dove dei quattro minifilm brilla sopratutto il primo, interpretato anche dal regista/attore. L'idea del fruttivendolo che festeggia i 25 anni di matrimonio andando al cinema con la moglie buzzicona, ignorando che, da anni, vanno di moda i film boccaceschi e le commedie sexy, è grandiosa. Rossana di Lorenzo (già vista come sua moglie in un episodio del film "LE COPPIE") è perfetta per il ruolo di spettatrice schifata dalle novità cinematografiche degli anni '70, come anche l'Albertone nazionale. Gli ultimi tre non sono granché (Cochi Ponzoni senza Renato Pozzetto, alle origini della sua carriera artistica, risulta una pallida controfigura di Alberto Sordi, e non solo nelle scene con la Bolkan, mentre Pino Colizzi, nel ruolo del magistrato  di provincia che vede, giudica e requisisce riviste e film incriminati, è solo una semi-seriosa comparsa,  nonostante abbia la grande Claudia Cardinale come moglie, attirata da queste novità) a parte quello con Noiret (doppiato in napolatano da Carlo Guiffré - sarei curioso di vedere la versione francese di questo segmento del film per constatare quanto risulti italiano l'attore di "AMICI MIEI" -) e la Lassender, che gioca con la sua figura di diva di commedia sexy all'italiana di quegli anni. Insomma, Albertone, se voleva davvero rendere al meglio questo film ad episodi, doveva interpretare non solo l'ignaro italiano medio che va al cinema con la moglie, ma tutti e quattro i ruoli maschili, anche se, a ben pensarci per l'episodio con Cochi Ponzini, forse sarebbe andato bene l'Alberto Sordi degli anni'50/60 per giovinezza ed ingenuità e per quello con Colizzi, la sua presenza come magistrato avrebbe offuscato quella della Cardinale (vedi "TUTTI DENTRO" del 1984). Resta la dignitosa prova registica di un attore/regista che ha fatto la storia del cinema dagli anni'50 agli anni'90, perché creare dal nulla titoli osé, con relative scene piccanti, come "STORIA DI UNA NOVIZIA""LA NIPOTINA" e "LA CAVALCATA" (suscitando le risate amare dello spettatore che guarda assieme a lui),non è da tutti. E poi, vedere l'ingnuo sguardo di Alberto Sordi che osserva e giudica, fra l'imbarazzato e l'attratto, i poster dei film erotici (non solo italiani, ma anche stranieri) degli anni'70, affissi per tutta la città vale tutta la visione del film.

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