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Atmosfera zero

Regia di Peter Hyams vedi scheda film

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George Smiley

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La recensione su Atmosfera zero

di George Smiley
9 stelle

Era il 1981 quando Peter Hyams, regista hollywoodiano di mestiere ed esperienza, decise di tornare al genere fantascientifico dopo averlo tangenzialmente toccato nel thriller politico "Capricorn One" del 1978, e per farlo decise di ispirarsi pesantemente alle atmosfere del capolavoro di un suo celebre collega, ovvero "Alien" di Ridley Scott uscito appena 2 anni prima. Si potrebbe dire che il film di Hyams fu uno dei primi a percorrere la nuova strada tracciata dall'odissea spaziale della Nostromo e del tenente Ripley, ricalcando le atmosfere lugubri e opprimenti e le scenografie tecnologiche e al contempo decadenti del seminale capolavoro di Scott con il quale condivide persino il compositore della colonna sonora, il grande veterano Jerry Goldsmith (di cui sto ascoltando il lavoro proprio ora mentre scrivo: uno score come al solito perfetto, teso e ansiogeno come compete a un thriller fantascientifico come questo). Fin dall'inizio i richiami sono evidenti: apertura sullo sfondo silenzioso del vuoto spaziale con titoli di testa che iniziano ad apparire in contemporanea ai primi echi della musica di Goldsmith e un'astronave che viaggia silente verso Io, uno dei satelliti di Giove sopra cui è stata installata una struttura adibita all'estrazione di titanio dalle miniere. Lì è diretto lo sceriffo federale O'Niel (Sean Connery), mandato ad indagare su una serie di morti sospette di alcuni dipendenti della compagnia che detiene i diritti di estrazione del titanio dal sottosuolo. Inutile dire che non verrà accolto a braccia aperte e, in un clima di sospetto, omertà e mancata collaborazione, dovrà risolvere il caso andando incontro ad un pericolo mortale...

Se il tono generale e la fotografia della pellicola sono mutuate da "Alien", la trama come spesso viene ricordato assume i connotati di un western in assenza di gravità, con Sean Connery uomo incorruttibile e umanissimo assalito dal timore di perdere la vita e la sua famiglia e stretto tra i propri doveri professionali ed etici e gli interessi economici di una compagnia senza volto pronta ad uccidere per difendere i propri profitti, circondato da un muro di inquietante indifferenza generale. Il clima di paranoia e di abbandono che si respira a pieni polmoni e la critica (come appunto il precedente "Alien" e anche "Capricorn One" dello stesso regista) ai dictat del capitalismo e alla disumanità e alienazione di un futuro che ha tradito le speranze dell'umana specie lo elevano di parecchi gradini sopra a molti prodotti sopravvalutati di genere affino. Grande regia di Hyams che come al solito è maestro nel creare suspence e nel dare ritmo sostenuto alla narrazione senza tuttavia rinunciare a lunghi momenti di silenzio in cui la tensione e il senso di spaesamento sono perfino maggiori. Ottima prova di Sean Connery, il quale infonde carisma e umanità a un personaggio in cui chiunque può immedesimarsi; funzionali quelle offerte da Peter Boyle e Frances Sternhagen. Un ottimo thriller/western fantascientifico assolutamente da riscoprire e godere appieno.

 

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