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La confessione della signora Doyle

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su La confessione della signora Doyle

di Baliverna
8 stelle

Proprio bello. E' un film a metà tra il dramma sentimentale e il noir, che parte calmo e tranquillo per arrivare via via al picco di tensione finale. L'inizio assomiglia quasi ad un film di Howard Hawks, perché mostra più di qualche inquadratura del duro lavoro dei pescatori e della fabbrica di pesce in scatola. Poi il dramma inizia a prendere piede, sia con il parziale svelarsi del torbido passato del personaggio di Barbara Stanwyck che con l'innesco dell'esplosivo triangolo sentimentale.
Tra i personaggi direi che si possono accostare e contrapporre quello interpretato da Robert Ryan con il fidanzato dell'amica della protagonista, interpretata da Marilyn Monroe. Il primo è un duro egoista, cinico e opportunista, che istiga la donna a fregarsene di marito, figlia, responsabuilità, valori, e di fuggire con lui. Il secondo è un duro ma nel senso giusto, perchè impiega la sua durezza e la sua fermezza verso valori positivi. Secondo me è memorabile la scena in cui egli dice alla fidanzata, che quasi approva la decisione dell'amica di piantare marito e figlia e tagliare la corda, con tono aspro: guarda che se pensi di sposarmi e di stare con me finché non incontri uno che ti piaccia più, ti sbagli bambina. Marilyn, col suo sguardo indimenticabile, lo fissa un attimo e ci si aspetta che lo pianti. Invece, colpita dalla forza, dalla schiettezza e dal senso morale del suo uomo, gli corre incontro e lo abbraccia.
Mi è piaciuto poi molto il personaggio della Stanwyck, attrice particolarmente adatta per personaggi negativi, di donne senza scrupoli o attratte fortemente dal male. Qui è una persona dal passato confuso e non pulito, ambiziosa e affascianata da un uomo violento ed egoista, che ad un certo punto si trova davanti alla difficilissima scelta se voltar pagina o seguire ancora il vento della passione malata. Ad un certo punto il marito le dice inorridito: sei marcia dentro, altro che buona! E lei: lo so.  Insomma i momenti forti che restano impressi non mancano. E Robert Ryan, da parte sua, è perfetto nel ruolo del seduttore senza scrupoli, violento e volitivo. Se al centro dell'attenzione c'è la Stanwyck, colui che è maggiormente presente in scena è il bravo Paul Douglas, che è praticamente il co-protagonista.
Fa riflettere, invece, il personaggio dell'amico ubriacone e perdigiorno. Di solito simpatico e innocuo, all'improvviso fa la parte del demonio tentatore, perché aizza perfidamente il marito di lei all'omicidio dell'amante, nel momento in cui la rabbia più gli ribolle dentro.
Fritz Lang dirige con lo stile delle sue opere migliori, cioè solido e coinvolgente, e difficilmente il suo film potrà deludere qualcuno. PS: il titolo italiano è furoviante e non pertinente.

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